(29/10/2018) Capire la realtà, anche con i dati, per combattere la battaglia sull’integrazione. Le cifre che fotografano la realtà degli stranieri in Italia contenute nel Dossier Immigrazione 2018: “non esiste nessuna invasione. L’Italia è già multiculturale”.
Il numero degli stranieri che vivono in Italia è pressoché invariato, sia nel numero, sia nell’incidenza sulla popolazione complessiva, con un aumento fisiologico di residenti, in gran parte controbilanciato dalla notevole diminuzione dei migranti sbarcati e dalle nuove acquisizioni di cittadinanza. Dunque, contrariamente alla credenza che vorrebbe il paese assediato e invaso dagli stranieri, al netto dei movimenti interni il loro numero è stabile intorno ai 5 milioni dal 2013.
A fotografare fedelmente la realtà delle migrazioni in Italia attraverso la lente dei dati è, anche quest’anno, il Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi Idos in partenariato con il Centro Studi Confronti, il sostegno dell’Otto Per Mille della Tavola Valdese e la collaborazione dell’Unar, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali; il Dossier è stato presentato oggi a Roma, al Nuovo Teatro Orione, e, in contemporanea in tutte le regioni e province autonome d’Italia.
Alla fine del 2017 gli stranieri residenti in Italia sono 5.144.000, circa 97.000 in più rispetto all’anno precedente (+1,9%), per un’incidenza dell’8,5% sulla popolazione totale. Tra i soli non comunitari, circa su due su tre (2.390.000) hanno un permesso di soggiorno di durata illimitata, che attesta un grado di radicamento e stabilità ormai consolidato. I restanti 1.325.000 (35% del totale) hanno un permesso a termine, in maggioranza per famiglia (39,3% del totale) o per lavoro (35,2%). Meno di 1 su 5 (239.000) è titolare di un permesso inerente alla richiesta di asilo o alla protezione internazionale o umanitaria. Alla fine dell’anno erano 187.000 quelli inseriti in un centro di accoglienza (Cas piuttosto che Sprar, 80,95% contro 13,15%).
Il crollo dei flussi. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il boom di profughi che, attraversando il deserto e il Mediterraneo centrale, sono approdati sulle coste italiane si è pressoché esaurito nel 2017, dopo quattro anni in cui ne sono giunti, nel complesso, circa 625.000. Basti pensare, poi, secondo quanto hanno rilevato Unhcr e Oim, che mentre nel 2017 l’Italia ha convogliato il 69% degli oltre 172.000 migranti forzati arrivati in Italia via mare, nei primi 9 mesi del 2018 ne ha accolti sul suolo poco più di 21.000, un dato crollato di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Un’integrazione non più utilitaristica, ma basata sui diritti delle persone. «Sono dati che ci parlano della cruciale importanza delle politiche di integrazione, di cui oggi nessuno parla più e su cui sempre meno i governi intendono investire», ha spiegato Luca di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, aggiungendo, inoltre: «i numeri non bastano più: abbiamo bisogno di esempi, di testimoni, di buone prassi che mostrano in maniera concreta e tangibile che l’integrazione è possibile». E ancora, «nell’integrazione si vince insieme, perché, a dispetto di tutti i tentativi di imbastire conflitti sociali tra categorie ugualmente svantaggiate, i destini di italiani e immigrati sono già intrecciati nella nostra società». Poi, Di Sciullo, lasciando il palco del Teatro Orione agli interventi degli altri relatori, il vice moderatore della tavola valdese, Luca Anziani, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, il responsabile immigrazione del sindacato Usb, Aboubakar Souhamoro e il direttore dell’Unar, Luigi Manconi, ha così concluso: «è venuta l’ora di cambiare il paradigma del dibattito tra chi vuole chiudere all’immigrazione e chi si batte per una società pluralista e interculturale, tra buonisti e cattivisti».
“È venuta l’ora di avere il coraggio di alzare il tiro e di elevare le ragioni nella discussione a un livello più adeguato ai nostri principi di civiltà”, è il messaggio finale, condiviso, dell’incontro di presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2018 (a cui hanno partecipato le scolaresche di diversi licei della Capitale e che è stata dedicata al Comune di Riace, simbolo di un’accoglienza riuscita). Un messaggio fatto proprio dal direttore dell’Unar, Luigi Manconi, che in questo senso, ricordando l’omicidio avvenuto qualche giorno fa a Roma della piccola Desireè, ha invitato alla riflessione, non mancando di ammonire: «credo di interpretare il sentimento e il pensiero di tanti nel ritenere realizzabile una società della convivenza dove gli autori di un crimine tanto crudele non siano definiti assassini africani, senegalesi, ma assassini e basta». E in questa ottica, scrivono Claudio Paravati e Luca Di Sciullo nel testo introduttivo del rapporto: «il Dossier non si rassegna a parlare ancora all’intelligenza del pubblico; a quanti hanno il desiderio di documentarsi su un fenomeno che ci riguarderà a lungo tutti, interrogando le nostre coscienze».
In occasione della presentazione, Idos ha lanciato il suo nuovo sito web, predisposto anche per l’e-commerce, dal quale sarà possibile acquistare il nuovo Dossier 2018 (e prossimamente anche le altre pubblicazioni di Idos), in formato sia cartaceo sia elettronico (pdf), e in quest’ultima versione anche per singoli capitoli. Il sito, che verrà allestito nella sua completezza nelle prossime settimane, è stato realizzato grazie alla collaborazione con la Cooperativa Lai Momo di Bologna, da anni partner di Idos per le iniziative regionali in Emilia Romagna.