Per il mese di settembre vi proponiamo un’interessante ricerca intitolata “Sulle orme di Marco Polo“. Il lavoro che presentiamo è frutto di una ricerca denominata Progetto A.M.I.C.O. (Analisi della migrazione degli italiani in Cina oggi) effettuata nel 2013 per la Fondazione Migrantes nell’ambito di studi più ampi sull’emigrazione italiana all’estero dell‘VIII Rapporto Italiani nel Mondo (RIM). L’intento degli autori, Giovanna Di Vincenzo, Fabio Marcelli e Maria Francesca Staiano, è stato quello di descrivere le dimensioni del fenomeno migratorio italiano verso la Cina e allo stesso tempo di portare alla luce gli spazi di sviluppo professionale degli italiani e le opportunità per il Made in Italy. Ne parliamo con Maria Francesca Staiano, una delle autrici, Dottore di ricerca in Ordine internazionale e Diritti umani presso l’Università La Sapienza di Roma e attualmente docente di Diritto cinese all’Università de La Plata in Argentina.
Quali sono le dimensioni del fenomeno migratorio italiano verso la Cina e di che tipo di persona è quella che decide di migrare?
Il fenomeno migratorio italiano verso la Cina è più che triplicato rispetto al 2006. Secondo i dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) del 1 gennaio 2013 gli italiani in Cina sono 6.746. Il dato riguarda solo ed esclusivamente i cittadini italiani che hanno spostato la residenza dal proprio comune presso una località cinese, ed è quindi indicativo di un fenomeno parziale, che non comprende i casi di spostamento del domicilio o i trasferimenti brevi. Secondo le proiezioni indicate dalle autorità consolari in Cina, la quota totale degli italiani ammonterebbe a circa il doppio degli iscritti all’AIRE, per cui si può affermare che la presenza italiana nel Paese raggiunga o superi le decine di migliaia.
Le persone che scelgono di andare in Cina hanno caratteristiche molto diverse, ma tutte sono accomunate da una grande curiosità verso ciò che è diverso e dal gusto di far parte di una realtà vivace e stimolante come quella cinese. Dagli architetti ai parrucchieri, dagli artisti ai ristoratori, dai giovani stagisti ai più esperti manager, tutti sono animati dalla necessità di un arricchimento intellettuale attraverso un’esperienza di vita che possa valorizzare al massimo le proprie capacità.
Quali sono i motivi che spingono alcuni italiani a migrare in Cina? Che cosa cercano gli italiani?
Molti italiani si recano in Cina alla ricerca di un’alternativa alla stasi europea, una stasi che non è semplicemente economica, ma soprattutto culturale. Alcuni sono strutturati in grandi imprese (i cd. Expat), altri ingaggiano questa sfida da soli, partendo con un visto per motivi di studio della lingua cinese e cercando in loco possibilità di stage retribuiti o lavori. In questi casi, la meta è quella di crearsi un’esperienza che permetta di rientrare nel proprio paese con maggiori competenze che arricchiscano il cv. Altri ancora pensano che sia facile guadagnare investendo in un’economia così vivace, senza conoscere minimamente la realtà cinese. In questi casi i risultati sono disastrosi.
Con le nuove politiche di regolamentazione dei flussi in ingresso si sono modificate le opportunità per i migranti italiani?
La nuova legge sull’entrata e l’uscita degli stranieri ha introdotto molte novità. Le più significative sono:
• L’introduzione del visto R, per i giovani talenti, con lo scopo di attrarre esperti professionisti stranieri considerati “eccellenze” che dispongono di conoscenze di cui la Cina ha urgente necessità.
• La possibilità di partecipare ad uno stage o ad un lavoro durante la permanenza in Cina per motivi di studio (cosa in precedenza proibita).
• Irrigidimento delle sanzioni in caso ingresso, soggiorno o lavoro irregolare sul territorio cinese.
Quali sono attualmente i profili e le professionalità più richieste? Come prevedete che evolveranno in futuro? Sono emerse indicazioni in tal senso sulla base delle vostre ricerche?
Prendendo in analisi il mercato del lavoro e i mutamenti all’interno della società cinese, le difficoltà di trovare un buon impiego sono numerose. Lavori ben pagati in imprese del settore finanziario o di consulenza sono riservati per lo più a figure di tipo senior. Un neolaureato che si reca oggi in Cina in cerca di primo impiego, nonostante l’ottima preparazione e, magari, la conoscenza del mandarino, dovrà scontrarsi con una feroce competizione sia con altri espatriati che con i neolaureati cinesi.
Qual è l’atteggiamento dei cinesi nei confronti del fenomeno migratorio?
In linea generale, i cinesi si caratterizzano per essere molto curiosi rispetto agli stranieri e ad accoglierli con grande rispetto per le abitudini diverse dalle loro. Tuttavia, storici e sinologhi concordano sul radicamento nella mentalità cinese comune di un sentimento di ammirazione e odio verso gli stranieri, in cinese “laowai”, stimati e riveriti, ma non senza un pizzico di livore, per i successi del progresso occidentale.
Giovanna Di Vincenzo è coordinatrice del Progetto A.M.I.C.O. per la Fondazione Migrantes. Esperta di lingua e cultura cinese, si dedica con particolare attenzione allo studio dei cambiamenti sociali della Cina contemporanea, dell’immigrazione cinese in Italia e della presenza straniera in Cina. Ha vissuto a Shanghai e ha collaborato con AGI (Agenzia Giornalistica Italia) presso la redazione di Roma e di Pechino.
Fabio Marcelli è Dirigente di ricerca dell’Istituto di Studi Giuridici Internazionali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isgi-CNR); Dirigente dell’Associazione dei giuristi democratici a livello nazionale, europeo e internazionale. Ha scritto dieci libri e oltre cento articoli su temi di diritto e relazioni internazionali. Responsabile di vari Progetti di ricerca, cura un Blog sul Fatto Quotidiano.
Maria Francesca Staiano è Dottore di ricerca in Ordine internazionale e diritti umani,
presso l’Università Sapienza di Roma, specializzata in Diritto cinese. Ha vissuto vari anni in Cina per le sue ricerche presso la Peking University – School of Law, la Beijing Language and Culture University e la China Academy of Social Sciences. Collabora con l’Isgi-CNR dal 2009. Attualmente è Professore a contratto di Diritto cinese presso la Universidad Nacional de La Plata, in Argentina.