Torniamo ancora sulla questione lingua e genere che in Italia è spesso fonte di discussioni più o meno documentate e senza dubbio tema di dibattito. Vi proponiamo sul tema l’intervista alla linguista Vera Gheno, intervistata dal quotidiano Voce di New York, in occasione della presentzione del suo nuovo volume Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole”, edito da Effequ.
L’Italiano: una lingua che accoglie le diversità, basta usare il dizionario!
Ancora molti si rifiutano di utilizzare i ‘femminili professionali’… “Le persone eccessivamente abitudinarie e refrattarie al cambiamento tendono ad arroccarsi sulle proprie posizioni, rifiutandosi per esempio di usare termini fino a poco tempo fa inusitati come ‘assessora’ o ‘ministra’ perché questo rappresenta per loro un trauma allo stesso tempo linguistico e identitario”
È ancora acceso, sui social network italiani, il dibattito sulla declinazione al femminile della professione del direttore d’orchestra, suscitata dall’apparizione all’ultima edizione del Festival di Sanremo di Beatrice Venezi, che ha tenuto a precisare di voler essere definita “direttore”.
A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è la nota sociolinguista Vera Gheno, autrice del volume Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole”, edito da Effequ, che sostiene, sulla sua pagina Facebook, di apprezzare la libertà di ognuna di definirsi come meglio crede, pur dissentendo dall’affermazione della Venezi che la professione del direttore d’orchestra abbia un nome preciso e, come tale, non declinabile per genere. Ciò equivarrebbe a negare l’esistenza stessa delle donne sul podio. La linguista ricorda infatti, citando la filosofa Claudia Bianchi in “Hate speech: il lato oscuro del linguaggio”, edito da Laterza, “che il linguaggio è un potente strumento di creazione e cambiamento di oggetti sociali, di costruzione, rinforzo o revoca di classificazioni e distinzioni”.(…)