Paese che vai, italiano che trovi

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La lingua italiana da una prospettiva internazionale. Dove, come e perché viene studiata la nostra lingua nel mondo? Dall’Argentina alla Cina, dalla Russia agli Stati Uniti, da Cuba alla Repubblica Ceca, dall’Egitto al Messico, un’analisi culturale ed economica di 21 Paesi e del loro rapporto con l’Italia, dal passato sino ad oggi. Tutto questo nel libro “Paese che vai, italiano che trovi” di Valeria Noli, Alessandro Masi, Giammarco Cardillo, edito da Edilet

INTERVISTA AGLI AUTORI

 

Come è nata l’idea di questo libro?

L’immagine dell’Italia nel mondo è fatta di rappresentazioni spesso parziali o superficiali.

Troppo spesso ci identificano con gli ambiti comunicativi, commerciali e culturali più appariscenti e gli stereotipati  sono così consolidati nell’immaginario collettivo da essere stati capaci di inquinare anche la percezione di noi italiani su ciò che facciamo – e spesso molto bene – in Italia e nel mondo. Abbiamo individuato come elemento portante della nostra ricerca la richiesta e la diffusione della nostra lingua. Perché la presenza dell’italiano in un Paese indica molto spesso che lì è arrivata anche l’Italia con i suoi prodotti e i suoi talenti. Ed è vero anche il contrario: la diffusione dell’italiano apre canali preziosi per chi lavora con l’estero.

Il volume è diviso in schede, paese per paese, chi avete immaginato come destinatari?

Il libro si rivolge a tutti coloro che per motivi professionali o di studio hanno a che fare con l’estero: addetti culturali e commerciali, professori, imprenditori, giovani professionisti potranno trovare nel volume un profilo della presenza dell’Italia in ventuno Paesi dal punto di vista della lingua, ma anche della cultura e dell’economia. Per ognuno dei Paesi analizzati proponiamo una guida sintetica del suo rapporto con l’Italia. Ogni capitolo si apre con un breve articolo scritto da Alessandro Masi con gli occhi di un viaggiatore all’estero, e si conclude con un elenco dettagliato di tutti i posti in cui, nei singoli Paesi, si studia e si certifica la lingua italiana.

Il titolo del libro rimanda ad un detto sulle differenze culturali, quale è la visione della lingua italiana all’estero?

L’italiano nel mondo si studia per tantissimi motivi. C’è una gran quantità di persone che si accosta alla nostra lingua per il puro piacere di impararla,  magari per approfondire le proprie passioni, c’è chi lo fa per ritrovare le proprie radici, chi la studia per motivi professionali, come accade a tanti studenti di conservatorio o design. E c’è poi chi impara l’italiano perché commercia con il nostro Paese, chi si trova a collaborare con le nostre aziende con sedi all’estero; senza contare le migliaia di persone cui la nostra lingua serve per vivere e per lavorare in paesi italofoni. All’italiano vengono associati concetti molto precisi: qualità, eleganza, stile, ma anche gentilezza e cordialità. Tutte caratteristiche extralinguistiche, che vanno a innestarsi sull’immagine tradizionale dell’italiano come lingua dell’armonia e dell’amore.

Nel volume non si fa mai riferimento all’industria culturale dei media e al loro ruolo nella diffusione della lingua italiana.

Sostanzialmente ci siamo concentrati sul nesso tra domanda di italiano e interscambio commerciale perché cercavamo di individuare dove esista una richiesta di lingua italiana per poi metterla in relazione con i livelli dell’interscambio commerciale del nostro Paese. Un’analisi sul ruolo delle industrie culturali, del web e del mondo dell’informazione nella costruzione dell’immagine italiana potrebbe essere l’argomento di un nuovo studio: nelle nostre intenzioni il lavoro è tutt’altro che finito.

Paese che vai, italiano che trovi

di Valeria Noli, Alessandro Masi, Giammarco Cardillo

EDILET 2012, pp. 396,  15 euro

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