(23/06/2017) Sessant’anni fa, lo svizzero Robert Rüegg indagò le variazioni regionali della lingua italiana parlata nelle città. Una ricerca innovativa della quale pochi, al tempo, colsero il valore e che soltanto di recente è stata pubblicata in italiano. Perché? Intervista al linguista e docente Sandro Bianconi, che ne ha curato la traduzione.
‘Sulla geografica linguistica dell’italiano parlato’ è la tesi di laurea, datata 1956, del linguista e ricercatore svizzero Robert Rüegg. È stata pubblicata a fine 2016 dall’editore Franco Cesati in cooperazione con l’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana (OLSI), che lo distribuisce gratuitamente in versione e-book qui.
Pionieristico e incompreso
Rüegg, studente di filologia romanza all’Università di Zurigo, al tempo non fu capito. Aveva tentato di delineare dei confini geografici dell’italiano parlato allestendo, senza poter contare su modelli esistenti, un questionario di 240 domande sottoposto a circa 120 informatori. Non avendo fondi per attraversare la Penisola, aveva fatto capo a emigrati italiani a Zurigo e studenti della Normale di Pisa, provenienti dai principali centri d’Italia da Palermo a Milano, più qualche voce dalla Svizzera italiana.
Si era reso conto che variazioni linguistiche non affioravano solo tra dialetti ma anche come differenze lessicali nella lingua unitaria. Il suo studio prese in considerazione anche la letteratura e il cinema, nei quali stava entrando, man mano, l’italiano parlato, quotidiano. Proprio in questi ambiti avrebbe voluto approfondire la sua ricerca, ma i suoi stessi professori non lo incoraggiarono a continuare.
L’attenzione di De Mauro
Tutto quel che si sapeva di ‘Sulla geografia…’, era quanto Tullio De Mauro ne riferiva in ‘Storia linguistica dell’Italia unita’ (1963). Il compianto, illustre linguista aveva letto una breve recensione della tesi di Rüegg e ne aveva tenacemente cercato una copia, che trovò infine nella biblioteca dell’Università di Tubinga e gli confermò il valore dello studio.
De Mauro, intervistato dalla Rete Due della Radio svizzera RSI, rileva come il focus della ricerca fossero per la prima volta i parlanti, le persone, i loro comportamenti linguistici e la ricostruzione del loro patrimonio lessicale. “Veniva fuori lo sforzo che si stava compiendo allora in Italia, di costruire al di fuori della lingua letteraria, nella quotidianità, un terreno comune, delle forme capaci di essere comprese da Palermo a Milano”.
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