Istituzioni: inversione di tendenza e torna a diminuire la fiducia. Solo il 2,2% degli italiani dichiara che la propria fiducia nelle Istituzioni è aumentata nel corso dell’ultimo anno, mentre per il 68,5% è diminuita e per il 27,5% è invece rimasta invariata. Dal 2004, il dato del 2011 è, in assoluto, il più alto sul fronte della sfiducia e il più basso su quello della fiducia. Nel Rapporto Italia dello scorso anno infatti rilevavamo con soddisfazione una buona notizia, ossia una inversione di tendenza nell’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle Istituzioni del nostro Paese e una ripresa di fiducia che interrompeva il trend fortemente negativo che si era affermato nel corso degli anni che andavano dal 2004 al 2009. Il segnale del 2010 era eclatante: la percentuale dei cittadini che segnalava come la propria fiducia nelle Istituzioni fosse aumentata passava dal 10,5% del 2009 al 39% del 2010. A distanza di un anno esatto, dobbiamo constatare una ulteriore, radicale inversione di tendenza. L’aumento dei delusi passa dal 45,8% del 2010 al 68,5% del 2011 e segna un incremento che supera il 22%. Difficile attribuire le cause di questo tracollo a motivazioni specifiche. Questo risultato potrebbe essere imputato ad un insieme complesso di fattori che in buona misura può coincidere con il senso di insicurezza generale provocato da una crisi economica che fa sentire il proprio peso sulla qualità complessiva della vita dei cittadini; da un senso di generale insicurezza e di timore per il futuro; dalla litigiosità dei partiti e dallo scontro continuo tra le Istituzioni e i poteri dello Stato. La sfiducia è più diffusa tra i 25-34enni (72%) e tra i 35-44enni (71%) seguiti dai ragazzi tra i 18 e i 24 anni (69,7%). La quota maggiore di delusione si concentra tra coloro che si riconoscono nel centro-sinistra (78,4%), nella sinistra (71,9%) e nel centro (64,9%); percentuali che si abbassano nel centro-destra (49,6%) e a destra (46,8%). Merita attenzione il dato del 74,9% di quanti non appartengono a nessuno degli schieramenti politici e che indicano un aumento di sfiducia nelle Istituzioni. Ancora in aumento il consenso per il Presidente della Repubblica. La fiducia espressa dai cittadini al Presidente della Repubblica è nell’ultimo triennio in constante crescita: passa dal 62,1% del 2009 al 67,9% del 2010 sino a raggiungere il 68,2% di quest’anno. È significativo il fatto che il trend non abbia subìto interruzioni e ciò segnala come la funzione del capo dello Stato sia andata consolidando il proprio posizionamento nella considerazione degli italiani. Il Presidente Napolitano ha ormai conquistato un largo apprezzamento che è oltretutto equamente distribuito sia sul piano geografico (le diverse aree presentano infatti una sostanziale omogeneità di gradimento) sia sul piano anagrafico: infatti, sia pure con una flessione nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni e quella tra i 25 e i 34, rispettivamente 19,1% e 18,9%, nel segnalare la massima fiducia il campione si esprime con una evidente conformità. Un discorso a parte va fatto invece per quanto riguarda l’appartenenza politica degli intervistati. Che un Presidente della Repubblica, che proviene da un’area politica e da una storia personale a tutti nota, potesse contare sul consenso e sull’apprezzamento degli elettori di centro-sinistra (79,6%) e della sinistra (70,4%) appare del tutto scontato. Meno scontato è invece il consenso e il giudizio positivo degli elettori di centro (66,7%) e di quelli della destra (61,7%). Così come scontato non era l’apprezzamento di coloro i quali dichiarano di non riconoscersi in nessuna area politica (69,1%). Governo: un crollo del 12%, sfiduciati soprattutto i giovani. Solo il 14,6% si dichiara molto o abbastanza fiducioso nel Governo; l’84,2% afferma di avere poca o nessuna fiducia e l’1,2% non sa esprimere un giudizio al riguardo o non risponde. Nel 2009 i fiduciosi raggiungevano la quota del 27,7% che nel 2010 si riduceva di un punto percentuale passando al 26,7%. Quest’anno il governo perde ben 12,1 punti percentuali raggiungendo il 14,6% attuale, che è tra l’altro il risultato peggiore nella serie storica dal 2004. Occorre comunque sottolineare che, nonostante l’alternarsi dei governi, il grado massimo di fiducia nei confronti di questa Istituzione non ha mai superato il 33,6% del 2004.
Il dissenso attraversa con poche variazioni tutte le fasce d’età con una punta in quella tra i 25 e i 34 anni nella quale tra coloro che hanno poca (35,4%), nessuna fiducia (52%) si arriva a quota 87,4%. Sino a raggiungere il picco massimo tra i 18-24enni che indicano poca fiducia (46,1%) o nessuna fiducia (44,9%) per un totale del 91%. Difficile non collegare la sfiducia espressa dai più giovani con il disagio crescente espresso in forme intense nel corso di questi ultimi mesi. Sono proprio i giovani che subiscono l’incertezza e vivono con profondo disagio la difficoltà di trovare un’occupazione e di poter progettare il proprio futuro e che attribuiscono alle Istituzioni e al Governo in generale l’incapacità di costruire opportunità di lavoro e possibili percorsi di crescita. Sul piano dell’appartenenza politica mostrano un maggiore consenso al Governo coloro che si riconoscono nel centro-destra (46,2%) e nella destra (42,5%), mentre è quasi totale la sfiducia a sinistra (i consensi sono solo il 3,9%) e al centro-sinistra (3,4%), ma anche tra chi non si riconosce in alcuna area politica (5,8%). Tra quanti si collocano politicamente al centro i consensi arrivano al 12,2%. Anche il Parlamento in calo. Anche il Parlamento ottiene risultati sconfortanti: solo il 15% dei cittadini si dichiara fiducioso. Si passa quindi dal 19,4% dei fiduciosi del 2008 al 26,2% del 2009 al 26,9% del 2010 sino all’attuale 15% che rappresenta in assoluto il punto più basso dal 2004, quando il livello di apprezzamento raggiungeva il 36,5%. È ormai evidente che le cause dell’inesorabile perdita di consenso non siano del tutto estranee alla rappresentazione che il Parlamento da di se stesso; allo scarso livello politico e culturale di molti suoi appartenenti; alla patologica litigiosità; al fatto che i parlamentari sono nominati dai leader di partito e non più scelti dal corpo elettorale; agli eccessivi vantaggi economici e materiali connessi alla carica; alla sensazione che il Parlamento sia ormai praticamente svuotato del suo compito principale di fare le leggi e che queste vengono comunque decise altrove; al senso di separatezza diffuso da discussioni che spesso hanno poco a che fare con gli interessi veri dei cittadini e, ultimi ma non ultimi, agli avvenimenti e le polemiche che hanno contrassegnato il recente voto di fiducia (si consideri che la rilevazione si è conclusa nella prima metà del mese di gennaio 2011). Anche in questo caso, così come per il Governo, la sfiducia attraversa in termini sostanzialmente omogenei tutte le diverse classi di età, l’appartenenza geografica, il livello di istruzione e la differenza di genere. Magistratura: continua a crescere il numero di cittadini che ne apprezza il lavoro, per la prima volta dal 2004 torna a superare il 50% dei consensi. Dal 2004, anno nel quale si esprimeva un livello di fiducia del 52,4%, il trend della fiducia accordata alla magistratura è stato sempre positivo, fatta salva una flessione nel 2006 (38,6%) e nel 2007 (39,6%). Si passa, infatti, dal 39,6% del 2007 al 42,5% del 2008; dal 44,4% del 2009 al 47,8% del 2010 sino al 53,9% del 2011, con un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente di 6,1 punti percentuali. Sono più fiduciosi i maschi (56,6%) delle femmine (51,4%) e gli appartenenti alla fascia degli ultra 65enni (59,7%), seguiti da quelli tra i 45 e i 64 anni (58%). Con il ridursi dell’età diminuisce anche il grado di fiducia: il 52,7%. tra i 35-44enni, il 50,3% tra i 25-34enni e, in discesa sotto il 50%, il 44,9% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. Gli appartenenti all’area di sinistra (75%) e di centro-sinistra (71,1%) esprimono il più alto livello di fiducia seguiti da coloro che si dichiarano di centro (56,2%). Meno consistente è invece il livello di fiducia espresso al centro-destra (37,2%), a destra (31,9%) e da chi non si riconosce in nessuna area politica (45%). Sul fronte opposto, ovvero tra coloro che non dichiarano di avere nessuna (10,1%) o poca fiducia (40,4%) si segnala un complessivo 50,5% nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, una forte omogeneità dal punto di vista geografico e un sostanziale equilibrio tra maschi e femmine. Per quanto riguarda l’area politica di appartenenza il basso grado di fiducia si concentra nel centro-destra (59,5%: poca fiducia per il 42,1% e nessuna per il 17,4%) e a destra (68,1%: poca fiducia 38,3%, nessuna 29,8%). Coloro che non appartengono a nessuna area politica manifestano complessivamente poca o nessuna fiducia per il 52,8%. Il giudizio sui magistrati. Per completare il quadro sul rapporto tra cittadini e magistrati sono state poste alcune domande di approfondimento. La prima domanda riguarda la fiducia nell’imparzialità dei magistrati. I risultati segnalano alcune interessanti variazioni. Nel 2010, l’11,4% del campione affermava di non nutrire alcuna fiducia nell’imparzialità dei magistrati; oggi, la stessa domanda raccoglie il 15,4% di pareri negativi con un incremento di 4 punti percentuali. La poca fiducia espressa nel 2010 dal 36,7% passa, nel 2011, al 31,9%, con un decremento del 4,8%. Quindi le risposte in gran parte si compensano. Abbastanza fiducia nell’imparzialità dei magistrati veniva espressa nel 2010 dal 39,1%, mentre nel 2011 si segnala una breve flessione dell’1,6% con il passaggio al 37,7%. Molta fiducia veniva espressa dal 9,9% degli intervistati nel 2010 e nel 2011 la fiducia massima viene espressa dal 13,4%, con un incremento del 3,5%. Nel complesso quindi più della metà degli italiani è convinta dell’imparzialità dei magistrati. L’area politica di appartenenza condiziona fortemente il giudizio sulla imparzialità dei magistrati: esprime fiducia il 72,6% di quanti si dichiarano di sinistra, il 68,2% di quelli di centro-sinistra, per scendere al 56% al centro. La fiducia al centro-destra si attesa al 32% contro il 64,5% di sfiducia e a destra si evidenzia il livello di sfiducia più alto (74,5) e di fiducia più basso (21,3%). Abbiamo quindi chiesto agli intervistati di esprimersi sulla possibilità che i magistrati possano essere condizionati, sul loro lavoro, dalle loro idee politiche. Nel 2010 il 20,2% era convinto che fossero condizionati; nel 2011 questa percentuale è scesa al 17,2% con un decremento di 3 punti percentuali. Sempre nel 2010 il 53,5% esprimeva la convinzione che solo una parte dei magistrati fosse condizionata e nel 2011 il dato rimane stabile con qualche lieve flessione in positivo (53,1%). Che non fossero in alcun modo condizionati era convinto, nel 2010, il 20,7% e, nel 2011, il 21%. Istituzioni: la frattura del consenso. Sulle principali Istituzioni repubblicane, Presidenza della Repubblica, Magistratura, Parlamento e Governo, il giudizio assume dunque connotati quasi dicotomici: un’alta percentuale di espressioni di fiducia nei confronti del Presidente della Repubblica (68,2%) e della Magistratura (53,9%) e un basso sentimento di fiducia nei confronti del Parlamento (15%) e del Governo (14,6%). Siamo di fronte ad una vera e propria frattura: il Presidente della Repubblica e la Magistratura da una parte, Parlamento e Governo dall’altra. Al pari del Presidente della Repubblica, le Forze dell’ordine continuano ad essere le più apprezzate. L’Arma raccoglie il maggior numero di consensi. Tra le Istituzioni, quelle più apprezzate e sulle quali si ripone un’ampia fiducia vi sono le Forze dell’ordine. Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza raggiungono sempre in tutte le rilevazioni annuali quote di consenso molto ampie. Al primo posto – si potrebbe dire come tradizione – figura l’Arma dei Carabinieri con un livello di consenso pari al 72,6%, seguito dalla Polizia di Stato con il 66,8% e dalla Guardia di Finanza con il 64,1%. Pur tuttavia, anche queste Istituzioni hanno dovuto scontare quest’anno una lieve flessione rispetto al 2010. Infatti, i Carabinieri, che dal 2008 con il 57,4% erano passati al 69,6% del 2009 per salire nel 2010 al 75,3% scontano la perdita di circa 3 punti percentuali passando nel 2011 al 72,6%. Lo stesso vale per la Polizia di Stato che cede quasi un punto percentuale rispetto al 67,2% del 2010 (66,8% nel 2011) e la Guardia di Finanza che passa dal 66,9% del 2010 all’attuale 64,1%. La distanza tra le tre principali Forze di polizia del nostro Paese è veramente minima: pochi punti percentuali separano i primi dai secondi e dai terzi. Il livello di fiducia raccolto è paragonabile solo a quello del Presidente della Repubblica e infinitamente distante da Governo e Parlamento e tra i 15 e i 20 punti dalla Magistratura. La Benemerita: amata soprattutto nelle Isole e al Sud, e dagli over45. Gli uomini più delle donne esprimono la propria fiducia nell’Arma (74,7% vs 70,6%). Si tratta di un consenso diffuso soprattutto nelle classi elevate d’età: tra gli ultra 65enni (83,3%), tra 45 e 64 anni (80,7%), tra i 35 e i 44 anni (75,7%). I più giovani, tra i 18 e i 24 anni, esprimono il dato più basso (50,5%). Colpisce il fatto che in questa fascia di età vi sia anche una forte concentrazione di scetticismo e di sfiducia (47,2%), segnando in pratica una spaccatura all’interno del campione. La geografia del consenso si esprime al suo massimo nelle Isole (78,3%), seguito dal Sud (72,6%), dal Nord-Ovest (71,9%), dal Nord-Est (71,8%) e dal Centro (71,3%). Nell’incrocio per livello di istruzione i picchi di gradimento si collocano ai poli opposti: l’89,5% di fiducia tra coloro che possiedono la licenza elementare o nessun titolo e il 73,3% tra i laureati, passando per il 72,7% dei diplomati e il 67,8% di coloro in possesso di licenza media. Il massimo di fiducia viene poi espresso da coloro che si dichiarano di centro-destra (87,6%) e di centro-sinistra (80,6%). Una quota inferiore, ma sempre oltre il 60%, di cittadini appartenenti al centro (78,9%), alla destra (76,6%) e alla sinistra (63,3%) accorda la propria fiducia all’Arma dei Carabinieri. Segnaliamo infine il dato più basso di fiducia registrato tra coloro che non si riconoscono in alcuna area politica (62,3%). Polizia di Stato: consensi nel Mezzogiorno, grande apprezzamento tra quanti si riconoscono nel centro-destra. I dati relativi alla Polizia non si discostano particolarmente da quelli che riguardano i Carabinieri. Anche in questo caso sono gli uomini (67,7%) ad esprimere una maggiore fiducia complessiva rispetto alle donne (65,8%) e l’apprezzamento si concentra particolarmente nella fascia d’età più elevata: 66,3% tra i 35-44enni; 74,9% tra i 45-64enni; 75,3% tra gli over65. Nei consensi sono sempre in testa il Sud 73,7% (25,9% molta fiducia; 47,8% abbastanza fiducia) e le Isole 73,5% (29,4% molta fiducia; 44,1% abbastanza fiducia). Nord-Est (64,9% complessivo) e Nord-Ovest (66%) sono in quasi perfetto equilibrio. La percentuale di fiducia più bassa si registra al Centro con il 59% complessivo. Parzialmente diversi sembrano gli orientamenti per area politica di appartenenza: colpisce il dato espresso dall’area di sinistra che accorda alla Polizia molta fiducia (15,6%) e abbastanza fiducia (43%) per un complessivo 58,6%, un dato che contrasta con l’89,5% dei consensi espressi nei confronti dei Carabinieri. Vi è poi una maggiore fiducia nell’area di centro-sinistra (71%) e crescendo nell’area di destra (76,6%), per raggiungere la concentrazione massima nell’area di centro-destra con l’82,6%. Guardia di Finanza: un giudizio uniforme e trasversale. Tra le tre Forze di polizia, il livello di fiducia espresso nei confronti della Guardia di Finanza si dispiega in modo più uniforme e trasversale e racconta di una progressiva, graduale e compatta collocazione nell’immaginario degli italiani. Emerge una prevalenza nell’espressione del grado di fiducia degli uomini (65,3%) rispetto alle donne (62,9%), mentre i dati per classi di età mostrano una sostanziale omogeneità. Rispetto ai giudizi espressi su Carabinieri e Polizia che presentano dei picchi tra le classi più giovani e quelle più anziane, il grado di fiducia è equamente spalmato su tutte le classi di età con oscillazioni minime che vanno dal 62,9% della fascia tra i 18 e i 24 anni al 64,5% degli over65. Anche rispetto all’area geografica il grado di fiducia appare omogeneo anche se, come per le altre Forze di polizia, si registra un massimo della fiducia nel Sud (71,5%) e nelle Isole (68,9%). Nord-Ovest (62%), Nord-Est (60,8%) e Centro (59,4%) segnalano solo lievi differenze. Anche il raffronto per titolo di studio offre il quadro di un sostanziale equilibrio: si passa dal 57,9% di coloro che hanno la licenza elementare al 63,5% dei laureati. L’appartenenza politica mostra una certa concentrazione del livello di fiducia nell’area di destra (78,7%) e nell’area di centro-destra (73,5%). Il livello più basso si colloca invece nel centro con il 43,8% e risale poi a sinistra con il 53,1% e al centro-sinistra con il 69,8%. Altre istituzioni: le new entry. Nell’elenco sottoposto agli italiani all’interno dell’indagine di quest’anno per rilevare il grado di fiducia nelle Istituzioni sono state inserite alcune voci che in passato erano assenti. Tra queste nuove voci figurano le Associazioni dei consumatori, il Corpo Forestale dello Stato e i Servizi segreti. Le confessioni religiose differenti da quella cattolica sono state inserite già dall’anno passato; sarà quindi possibile raffrontare almeno i dati di questi ultimi due anni. Associazioni dei consumatori: una fiducia a metà. Le Associazioni dei consumatori conquistano subito un buon risultato raccogliendo il 55% della fiducia. Considerando il ruolo che esse svolgono e la loro diffusione sul territorio forse sarebbe stato lecito attendersi una performance più ampia. Evidentemente vi è ancora una distanza da colmare tra l’offerta di tutela che propongono al cittadino e le attese e i problemi dei consumatori. Corpo Forestale: ai livelli delle altre Forze di polizia. Ottimi risultati ottiene il Corpo Forestale dello Stato che con il 64,6% dei consensi si inserisce subito allo stesso livello delle altre Forze di polizia. La fiducia espressa nei confronti del Corpo Forestale premia l’impegno in favore della difesa dell’ambiente e del territorio e segnala nel contempo una sempre più marcata sensibilità degli italiani verso i temi della qualità della vita e della tutela dell’habitat naturale. Servizi segreti: i “silenziosi” servitori dello Stato. I Servizi segreti raccolgono la fiducia del 30,5% degli intervistati, contro il 69,5% di quanti non esprimono fiducia. Vero è che la storia recente del nostro Paese forse non ha reso giustizia al ruolo svolto silenziosamente dai nostri servizi di sicurezza, così come è vero che questi sono stati esposti spesso, anche ingiustamente, alle cronache per comportamenti, veri o presunti, non del tutto corretti. Tuttavia, essi svolgono un ruolo essenziale per la difesa della nostra sicurezza e il loro compito non è tanto quello di reprimere eventuali reati quanto quello di impedire che si attenti alla sicurezza dello Stato. Non avremo mai la possibilità di avere contezza in termini statistici del lavoro svolto dai Servizi né di conoscere lo svolgersi delle singole operazioni. E neppure potremo mai sapere con esattezza che cosa essi siano riusciti ad impedire con il loro lavoro e che cosa ci sia stato risparmiato grazie al loro impegno. Altre istituzioni: calo vistoso ancora per i partiti e la Pubblica amministrazione. Stabili i sindacati. Le altre confessioni religiose segnalano una lieve flessione rispetto al dato 2010 (23%) passando al 22% del 2011. Ma anche la Chiesa cattolica segna un arretramento e un andamento altalenante. Era passata dal 38,8% del 2009 al 47,3% del 2010 e si attestata quest’anno al 40,2%. Calo di fiducia anche per le associazioni degli imprenditori che erano passate dal 21% del 2009 al 35,7% del 2010 e che oggi raccolgono il 28,6% con una differenza di 7,1 punti percentuali. Lieve flessione anche per le associazioni di volontariato che godono, comunque, di un consenso altissimo. Nei loro confronti veniva espresso un grado di fiducia pari al 71,3% nel 2009, balzato all’82,1% nel 2010 e attestatosi oggi al 79,9%. Soffre anche la Pubblica amministrazione che cede quasi 6 punti percentuali passando dal 25,1% del 2010 al 19,1% del 2011. La Scuola nel 2009 raccoglieva un grado di fiducia pari al 47,2% che si era ridotto nel 2010 al 45,3% e perde 2 punti circa quest’anno passando al 43,7%. La fiducia nei sindacati, anche se storicamente scarsa, è nel complesso stabile: 21,5% nel 2009; 22% nel 2010; 21,3% nel 2011. Un discorso a parte meriterebbero i partiti politici che declinano progressivamente e inesorabilmente nella fiducia degli italiani. È una caduta che ha origini lontane e che sembra non debba arrestarsi. Solo per citare gli ultimi dati: si passa dal 12,8% del 2009 al 12,1% del 2010 e si assiste infine al crollo, segnalato quest’anno, al 7,1%. Dati che confermano, casomai ve ne fosse stato bisogno, l’allontanamento dei cittadini da quelli che dovrebbero essere gli strumenti essenziali della democrazia. La voglia d’Europa. Il 75,7% dei cittadini è convinto che l’Italia debba puntare di più sull’Europa e impegnarsi ancora di più nel suo rafforzamento. I più convinti sono i 45-64enni (82,8%) e gli over65 (77,6%), mentre quelli meno convinti sembrano i giovani tra i 18 e i 24 anni (68,5%). Dal punto di vista dell’appartenenza geografica non si segnalano particolari diversità anche se il Centro (77,8%) e le Isole (77,1%) esprimono maggiore convinzione. Il consenso ad un impegno più incisivo in favore dell’Europa è espresso nella punta massima dai laureati (82,1%), seguiti dai diplomati (73,6%) e da coloro che sono in possesso della licenza media (71,2%). Basso invece l’indice di coloro che si dichiarano in possesso della licenza elementare (36,8%), che fanno anche registrare il tasso più elevato di mancati giudizi (42,1%). Europa: nessun ripensamento. Anche alla domanda sulla possibilità di uscire dall’Europa la risposta è stata quasi plebiscitaria: per l’83% l’Italia non dovrebbe abbandonare l’Unione e solo l’8,4% pensa sarebbe auspicabile. Sono più convinti i maschi (85,1%) delle femmine (81,1%) e gli appartenenti alla fascia d’età tra i 45 e i 64 anni (89,7%); gli abitanti del Sud (84,1%), i laureati (87,6%), gli appartenenti all’area di sinistra (92,2%), quelli di centro (87,7%) e di centro-sinistra (87,5%). Un dibattito aperto: abolire le Province? La razionalizzazione e la riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio sollecitate anche dalla prospettiva federalista, ha aperto un vivo dibattito tra le forze politiche, e non solo, sulla possibilità di ridurre o di abolire le Amministrazioni provinciali che sarebbero considerate fonti di spreco o di scarsa utilità per i cittadini. Il 46,6% degli intervistati è favorevole all’abolizione delle Province, il 38,5% si dice contrario, in molti (14,9%) non si esprimono al riguardo. Sono più favorevoli i maschi (55,6%) delle femmine (38%), gli appartenenti alla classe di età tra i 45 e i 64 anni (61,6%), i residenti nel Centro (51,3%) e nel Sud (50%), così come i laureati (54,1%) e coloro che si riconoscono nell’area politica del centro (61,4%). La questione resta aperta, ma questa prima indicazione può portare un contributo serio e sereno alla discussione e alla decisione che, primo o poi, dovrà comunque essere presa. Elezione diretta del Capo dello Stato. L’idea di trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale accompagna il nostro Paese da decenni. Ma che cosa pensano gli italiani della possibilità di eleggere direttamente il Capo dello Stato conferendogli, nello stesso tempo, maggiori poteri? Il 49,1% è favorevole all’introduzione di una Repubblica presidenziale in Italia, il 36,6% è di parere contrario, mentre il 14,3% non si esprime o non sa. Sono le femmine ad essere più favorevoli (51,3%) rispetto ai maschi (46,8%). I più interessati sono i giovani tra i 18 e i 24 anni (53,9%), gli appartenenti alla fascia di età tra i 35 e i 44 anni (50,3%), seguiti da quelli della fascia tra i 25 e i 34 anni (49,1%). Più riluttanti sembrano gli over-65 (45,7%). A livello geografico i più convinti sono coloro che abitano nelle Isole (59,4%), seguiti ad una certa distanza da coloro che abitano nel Nord-Est (49,7%). I diplomati rappresentano la categoria più convinta (57,5%), seguiti dai laureati (45,3%) mentre per ciò che riguarda l’appartenenza politica sono gli appartenenti alla destra che esprimono il massimo consenso (83%), seguiti da coloro che si dichiarano di centro-destra (68,6%). Tiepidi appaiono invece gli elettori della sinistra (32%) e del centro-sinistra (35,8%). Anche tra coloro che dichiarano di non appartenere a nessuna area politica prevale il parere favorevole (51,3%).