Istituzioni: inversione di tendenza e torna a diminuire la fiducia. Solo il 2,2% degli italiani dichiara che la propria fiducia nelle Istituzioni è aumentata nel corso dell’ultimo anno, mentre per il 68,5% è diminuita e per il 27,5% è invece rimasta invariata. Dal 2004, il dato del 2011 è, in assoluto, il più alto sul fronte della sfiducia e il più basso su quello della fiducia. Nel Rapporto Italia dello scorso anno infatti rilevavamo con soddisfazione una buona notizia, ossia una inversione di tendenza nell’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle Istituzioni del nostro Paese e una ripresa di fiducia che interrompeva il trend fortemente negativo che si era affermato nel corso degli anni che andavano dal 2004 al 2009. Il segnale del 2010 era eclatante: la percentuale dei cittadini che segnalava come la propria fiducia nelle Istituzioni fosse aumentata passava dal 10,5% del 2009 al 39% del 2010. A distanza di un anno esatto, dobbiamo constatare una ulteriore, radicale inversione di tendenza. L’aumento dei delusi passa dal 45,8% del 2010 al 68,5% del 2011 e segna un incremento che supera il 22%. Difficile attribuire le cause di questo tracollo a motivazioni specifiche. Questo risultato potrebbe essere imputato ad un insieme complesso di fattori che in buona misura può coincidere con il senso di insicurezza generale provocato da una crisi economica che fa sentire il proprio peso sulla qualità complessiva della vita dei cittadini; da un senso di generale insicurezza e di timore per il futuro; dalla litigiosità dei partiti e dallo scontro continuo tra le Istituzioni e i poteri dello Stato. La sfiducia è più diffusa tra i 25-34enni (72%) e tra i 35-44enni (71%) seguiti dai ragazzi tra i 18 e i 24 anni (69,7%). La quota maggiore di delusione si concentra tra coloro che si riconoscono nel centro-sinistra (78,4%), nella sinistra (71,9%) e nel centro (64,9%); percentuali che si abbassano nel centro-destra (49,6%) e a destra (46,8%). Merita attenzione il dato del 74,9% di quanti non appartengono a nessuno degli schieramenti politici e che indicano un aumento di sfiducia nelle Istituzioni. Ancora in aumento il consenso per il Presidente della Repubblica. La fiducia espressa dai cittadini al Presidente della Repubblica è nell’ultimo triennio in constante crescita: passa dal 62,1% del 2009 al 67,9% del 2010 sino a raggiungere il 68,2% di quest’anno. È significativo il fatto che il trend non abbia subìto interruzioni e ciò segnala come la funzione del capo dello Stato sia andata consolidando il proprio posizionamento nella considerazione degli italiani. Il Presidente Napolitano ha ormai conquistato un largo apprezzamento che è oltretutto equamente distribuito sia sul piano geografico (le diverse aree presentano infatti una sostanziale omogeneità di gradimento) sia sul piano anagrafico: infatti, sia pure con una flessione nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni e quella tra i 25 e i 34, rispettivamente 19,1% e 18,9%, nel segnalare la massima fiducia il campione si esprime con una evidente conformità. Un discorso a parte va fatto invece per quanto riguarda l’appartenenza politica degli intervistati. Che un Presidente della Repubblica, che proviene da un’area politica e da una storia personale a tutti nota, potesse contare sul consenso e sull’apprezzamento degli elettori di centro-sinistra (79,6%) e della sinistra (70,4%) appare del tutto scontato. Meno scontato è invece il consenso e il giudizio positivo degli elettori di centro (66,7%) e di quelli della destra (61,7%). Così come scontato non era l’apprezzamento di coloro i quali dichiarano di non riconoscersi in nessuna area politica (69,1%). Governo: un crollo del 12%, sfiduciati soprattutto i giovani. Solo il 14,6% si dichiara molto o abbastanza fiducioso nel Governo; l’84,2% afferma di avere poca o nessuna fiducia e l’1,2% non sa esprimere un giudizio al riguardo o non risponde. Nel 2009 i fiduciosi raggiungevano la quota del 27,7% che nel 2010 si riduceva di un punto percentuale passando al 26,7%. Quest’anno il governo perde ben 12,1 punti percentuali raggiungendo il 14,6% attuale, che è tra l’altro il risultato peggiore nella serie storica dal 2004. Occorre comunque sottolineare che, nonostante l’alternarsi dei governi, il grado massimo di fiducia nei confronti di questa Istituzione non ha mai superato il 33,6% del 2004.
Il  dissenso attraversa con poche variazioni tutte le fasce d’età con una  punta in quella tra i 25 e i 34 anni nella quale tra coloro che hanno  poca (35,4%), nessuna fiducia (52%) si arriva a quota 87,4%. Sino a  raggiungere il picco massimo tra i 18-24enni che indicano poca fiducia  (46,1%) o nessuna fiducia (44,9%) per un totale del 91%. Difficile non  collegare la sfiducia espressa dai più giovani con il disagio crescente  espresso in forme intense nel corso di questi ultimi mesi. Sono proprio i  giovani che subiscono l’incertezza e vivono con profondo disagio la  difficoltà di trovare un’occupazione e di poter progettare il proprio  futuro e che attribuiscono alle Istituzioni e al Governo in generale  l’incapacità di costruire opportunità di lavoro e possibili percorsi di  crescita. Sul piano dell’appartenenza politica mostrano un maggiore  consenso al Governo coloro che si riconoscono nel centro-destra (46,2%) e  nella destra (42,5%), mentre è quasi totale la sfiducia a sinistra (i  consensi sono solo il 3,9%) e al centro-sinistra (3,4%), ma anche tra  chi non si riconosce in alcuna area politica (5,8%). Tra quanti si  collocano politicamente al centro i consensi arrivano al 12,2%.  Anche il Parlamento in calo. Anche il Parlamento ottiene risultati sconfortanti: solo il 15% dei cittadini si dichiara fiducioso.  Si passa quindi dal 19,4% dei fiduciosi del 2008 al 26,2% del 2009 al  26,9% del 2010 sino all’attuale 15% che rappresenta in assoluto il punto  più basso dal 2004, quando il livello di apprezzamento raggiungeva il  36,5%. È ormai evidente che le cause dell’inesorabile perdita di  consenso non siano del tutto estranee alla rappresentazione che il  Parlamento da di se stesso; allo scarso livello politico e culturale di  molti suoi appartenenti; alla patologica litigiosità; al fatto che i  parlamentari sono nominati dai leader di partito e non più scelti dal  corpo elettorale; agli eccessivi vantaggi economici e materiali connessi  alla carica; alla sensazione che il Parlamento sia ormai praticamente  svuotato del suo compito principale di fare le leggi e che queste  vengono comunque decise altrove; al senso di separatezza diffuso da  discussioni che spesso hanno poco a che fare con gli interessi veri dei  cittadini e, ultimi ma non ultimi, agli avvenimenti e le polemiche che  hanno contrassegnato il recente voto di fiducia (si consideri che la  rilevazione si è conclusa nella prima metà del mese di gennaio 2011).  Anche in questo caso, così come per il Governo, la sfiducia attraversa  in termini sostanzialmente omogenei tutte le diverse classi di età,  l’appartenenza geografica, il livello di istruzione e la differenza di  genere.  Magistratura:  continua a crescere il numero di cittadini che ne apprezza il lavoro,  per la prima volta dal 2004 torna a superare il 50% dei consensi. Dal 2004, anno nel quale si esprimeva un livello di fiducia del 52,4%, il trend della fiducia accordata alla magistratura è stato sempre positivo, fatta salva una flessione nel 2006 (38,6%) e nel 2007 (39,6%). Si passa, infatti, dal 39,6% del 2007 al 42,5% del 2008; dal 44,4% del 2009 al 47,8% del 2010 sino al 53,9% del 2011,  con un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente di 6,1 punti  percentuali. Sono più fiduciosi i maschi (56,6%) delle femmine (51,4%) e  gli appartenenti alla fascia degli ultra 65enni (59,7%), seguiti da  quelli tra i 45 e i 64 anni (58%). Con il ridursi dell’età diminuisce  anche il grado di fiducia: il 52,7%. tra i 35-44enni, il 50,3% tra i  25-34enni e, in discesa sotto il 50%, il 44,9% dei giovani tra i 18 e i  24 anni.  Gli appartenenti all’area di sinistra (75%) e di  centro-sinistra (71,1%) esprimono il più alto livello di fiducia seguiti  da coloro che si dichiarano di centro (56,2%). Meno consistente è  invece il livello di fiducia espresso al centro-destra (37,2%), a destra  (31,9%) e da chi non si riconosce in nessuna area politica (45%).  Sul  fronte opposto, ovvero tra coloro che non dichiarano di avere nessuna  (10,1%) o poca fiducia (40,4%) si segnala un complessivo 50,5% nella  fascia di età tra i 18 e i 24 anni, una forte omogeneità dal punto di  vista geografico e un sostanziale equilibrio tra maschi e femmine.  Per  quanto riguarda l’area politica di appartenenza il basso grado di  fiducia si concentra nel centro-destra (59,5%: poca fiducia per il 42,1%  e nessuna per il 17,4%) e a destra (68,1%: poca fiducia 38,3%, nessuna  29,8%). Coloro che non appartengono a nessuna area politica manifestano  complessivamente poca o nessuna fiducia per il 52,8%.  Il giudizio sui magistrati. Per  completare il quadro sul rapporto tra cittadini e magistrati sono state  poste alcune domande di approfondimento. La prima domanda riguarda la fiducia nell’imparzialità dei magistrati.  I risultati segnalano alcune interessanti variazioni. Nel 2010, l’11,4%  del campione affermava di non nutrire alcuna fiducia nell’imparzialità  dei magistrati; oggi, la stessa domanda raccoglie il 15,4% di pareri  negativi con un incremento di 4 punti percentuali. La poca fiducia  espressa nel 2010 dal 36,7% passa, nel 2011, al 31,9%, con un decremento  del 4,8%. Quindi le risposte in gran parte si compensano. Abbastanza  fiducia nell’imparzialità dei magistrati veniva espressa nel 2010 dal  39,1%, mentre nel 2011 si segnala una breve flessione dell’1,6% con il  passaggio al 37,7%. Molta fiducia veniva espressa dal 9,9% degli  intervistati nel 2010 e nel 2011 la fiducia massima viene espressa dal  13,4%, con un incremento del 3,5%. Nel complesso quindi più della metà  degli italiani è convinta dell’imparzialità dei magistrati.  L’area  politica di appartenenza condiziona fortemente il giudizio sulla  imparzialità dei magistrati: esprime fiducia il 72,6% di quanti si  dichiarano di sinistra, il 68,2% di quelli di centro-sinistra, per  scendere al 56% al centro. La fiducia al centro-destra si attesa al 32%  contro il 64,5% di sfiducia e a destra si evidenzia il livello di  sfiducia più alto (74,5) e di fiducia più basso (21,3%).  Abbiamo quindi  chiesto agli intervistati di esprimersi sulla possibilità che i magistrati possano essere condizionati, sul loro lavoro, dalle loro idee politiche.  Nel 2010 il 20,2% era convinto che fossero condizionati; nel 2011  questa percentuale è scesa al 17,2% con un decremento di 3 punti  percentuali. Sempre nel 2010 il 53,5% esprimeva la convinzione che solo  una parte dei magistrati fosse condizionata e nel 2011 il dato rimane  stabile con qualche lieve flessione in positivo (53,1%). Che non fossero  in alcun modo condizionati era convinto, nel 2010, il 20,7% e, nel  2011, il 21%.   Istituzioni: la frattura del consenso. Sulle  principali Istituzioni repubblicane, Presidenza della Repubblica,  Magistratura, Parlamento e Governo, il giudizio assume dunque connotati  quasi dicotomici: un’alta percentuale di espressioni di fiducia nei  confronti del Presidente della Repubblica (68,2%) e della Magistratura  (53,9%) e un basso sentimento di fiducia nei confronti del Parlamento  (15%) e del Governo (14,6%). Siamo di fronte ad una vera e propria  frattura: il Presidente della Repubblica e la Magistratura da una parte,  Parlamento e Governo dall’altra.  Al pari del Presidente della Repubblica, le Forze dell’ordine continuano ad essere le più apprezzate. L’Arma raccoglie il maggior numero di consensi. Tra  le Istituzioni, quelle più apprezzate e sulle quali si ripone un’ampia  fiducia vi sono le Forze dell’ordine. Carabinieri, Polizia di Stato,  Guardia di Finanza raggiungono sempre in tutte le rilevazioni annuali  quote di consenso molto ampie. Al  primo posto – si potrebbe dire come tradizione – figura l’Arma dei  Carabinieri con un livello di consenso pari al 72,6%, seguito dalla  Polizia di Stato con il 66,8% e dalla Guardia di Finanza con il 64,1%.  Pur  tuttavia, anche queste Istituzioni hanno dovuto scontare quest’anno una  lieve flessione rispetto al 2010. Infatti, i Carabinieri, che dal 2008  con il 57,4% erano passati al 69,6% del 2009 per salire nel 2010 al  75,3% scontano la perdita di circa 3 punti percentuali passando nel 2011  al 72,6%. Lo stesso vale per la Polizia di Stato che cede quasi un  punto percentuale rispetto al 67,2% del 2010 (66,8% nel 2011) e la  Guardia di Finanza che passa dal 66,9% del 2010 all’attuale 64,1%. La  distanza tra le tre principali Forze di polizia del nostro Paese è  veramente minima: pochi punti percentuali separano i primi dai secondi e  dai terzi. Il livello di fiducia raccolto è paragonabile solo a quello  del Presidente della Repubblica e infinitamente distante da Governo e  Parlamento e tra i 15 e i 20 punti dalla Magistratura.  La Benemerita: amata soprattutto nelle Isole e al Sud, e dagli over45. Gli  uomini più delle donne esprimono la propria fiducia nell’Arma (74,7% vs  70,6%). Si tratta di un consenso diffuso soprattutto nelle classi  elevate d’età: tra gli ultra 65enni (83,3%), tra 45 e 64 anni (80,7%),  tra i 35 e i 44 anni (75,7%). I più giovani, tra i 18 e i 24 anni,  esprimono il dato più basso (50,5%). Colpisce il fatto che in questa  fascia di età vi sia anche una forte concentrazione di scetticismo e di  sfiducia (47,2%), segnando in pratica una spaccatura all’interno del  campione. La geografia del consenso si esprime al suo massimo nelle  Isole (78,3%), seguito dal Sud (72,6%), dal Nord-Ovest (71,9%), dal  Nord-Est (71,8%) e dal Centro (71,3%). Nell’incrocio per livello di  istruzione i picchi di gradimento si collocano ai poli opposti: l’89,5%  di fiducia tra coloro che possiedono la licenza elementare o nessun  titolo e il 73,3% tra i laureati, passando per il 72,7% dei diplomati e  il 67,8% di coloro in possesso di licenza media.  Il massimo di fiducia  viene poi espresso da coloro che si dichiarano di centro-destra (87,6%) e  di centro-sinistra (80,6%). Una quota inferiore, ma sempre oltre il  60%, di cittadini appartenenti al centro (78,9%), alla destra (76,6%) e  alla sinistra (63,3%) accorda la propria fiducia all’Arma dei  Carabinieri. Segnaliamo infine il dato più basso di fiducia registrato  tra coloro che non si riconoscono in alcuna area politica (62,3%). Polizia di Stato: consensi nel Mezzogiorno, grande apprezzamento tra quanti si riconoscono nel centro-destra. I  dati relativi alla Polizia non si discostano particolarmente da quelli  che riguardano i Carabinieri. Anche in questo caso sono gli uomini  (67,7%) ad esprimere una maggiore fiducia complessiva rispetto alle  donne (65,8%) e l’apprezzamento si concentra particolarmente nella  fascia d’età più elevata: 66,3% tra i 35-44enni; 74,9% tra i 45-64enni;  75,3% tra gli over65. Nei consensi sono sempre in testa il Sud 73,7%  (25,9% molta fiducia; 47,8% abbastanza fiducia) e le Isole 73,5% (29,4%  molta fiducia; 44,1% abbastanza fiducia). Nord-Est (64,9% complessivo) e  Nord-Ovest (66%) sono in quasi perfetto equilibrio. La percentuale di  fiducia più bassa si registra al Centro con il 59% complessivo.  Parzialmente diversi sembrano gli orientamenti per area politica di  appartenenza: colpisce il dato espresso dall’area di sinistra che  accorda alla Polizia molta fiducia (15,6%) e abbastanza fiducia (43%)  per un complessivo 58,6%, un dato che contrasta con l’89,5% dei consensi  espressi nei confronti dei Carabinieri. Vi è poi una maggiore fiducia  nell’area di centro-sinistra (71%) e crescendo nell’area di destra  (76,6%), per raggiungere la concentrazione massima nell’area di  centro-destra con l’82,6%.  Guardia di Finanza: un giudizio uniforme e trasversale. Tra le tre Forze di polizia, il livello di fiducia espresso nei  confronti della Guardia di Finanza si dispiega in modo più uniforme e  trasversale e racconta di una progressiva, graduale e compatta  collocazione nell’immaginario degli italiani. Emerge una prevalenza  nell’espressione del grado di fiducia degli uomini (65,3%) rispetto alle  donne (62,9%), mentre i dati per classi di età mostrano una sostanziale  omogeneità. Rispetto ai giudizi espressi su Carabinieri e Polizia che  presentano dei picchi tra le classi più giovani e quelle più anziane, il  grado di fiducia è equamente spalmato su tutte le classi di età con  oscillazioni minime che vanno dal 62,9% della fascia tra i 18 e i 24  anni al 64,5% degli over65. Anche rispetto all’area geografica il grado  di fiducia appare omogeneo anche se, come per le altre Forze di polizia,  si registra un massimo della fiducia nel Sud (71,5%) e nelle Isole  (68,9%). Nord-Ovest (62%), Nord-Est (60,8%) e Centro (59,4%) segnalano  solo lievi differenze. Anche il raffronto per titolo di studio offre il  quadro di un sostanziale equilibrio: si passa dal 57,9% di coloro che  hanno la licenza elementare al 63,5% dei laureati. L’appartenenza  politica mostra una certa concentrazione del livello di fiducia  nell’area di destra (78,7%) e nell’area di centro-destra (73,5%). Il  livello più basso si colloca invece nel centro con il 43,8% e risale poi  a sinistra con il 53,1% e al centro-sinistra con il 69,8%.  Altre istituzioni: le new entry. Nell’elenco  sottoposto agli italiani all’interno dell’indagine di quest’anno per  rilevare il grado di fiducia nelle Istituzioni sono state inserite  alcune voci che in passato erano assenti. Tra queste nuove voci figurano  le Associazioni dei consumatori, il Corpo Forestale dello Stato e i Servizi segreti. Le confessioni religiose differenti da quella cattolica sono state inserite già dall’anno passato; sarà quindi possibile raffrontare almeno i dati di questi ultimi due anni.   Associazioni dei consumatori: una fiducia a metà. Le  Associazioni dei consumatori conquistano subito un buon risultato  raccogliendo il 55% della fiducia. Considerando il ruolo che esse  svolgono e la loro diffusione sul territorio forse sarebbe stato lecito  attendersi una performance più ampia. Evidentemente vi è ancora una  distanza da colmare tra l’offerta di tutela che propongono al cittadino e  le attese e i problemi dei consumatori.  Corpo Forestale: ai livelli delle altre Forze di polizia. Ottimi  risultati ottiene il Corpo Forestale dello Stato che con il 64,6% dei  consensi si inserisce subito allo stesso livello delle altre Forze di  polizia. La fiducia espressa nei confronti del Corpo Forestale premia  l’impegno in favore della difesa dell’ambiente e del territorio e  segnala nel contempo una sempre più marcata sensibilità degli italiani  verso i temi della qualità della vita e della tutela dell’habitat  naturale.  Servizi segreti: i “silenziosi” servitori dello Stato. I  Servizi segreti raccolgono la fiducia del 30,5% degli intervistati,  contro il 69,5% di quanti non esprimono fiducia. Vero è che la storia  recente del nostro Paese forse non ha reso giustizia al ruolo svolto  silenziosamente dai nostri servizi di sicurezza, così come è vero che  questi sono stati esposti spesso, anche ingiustamente, alle cronache per  comportamenti, veri o presunti, non del tutto corretti. Tuttavia, essi  svolgono un ruolo essenziale per la difesa della nostra sicurezza e il  loro compito non è tanto quello di reprimere eventuali reati quanto  quello di impedire che si attenti alla sicurezza dello Stato. Non avremo  mai la possibilità di avere contezza in termini statistici del lavoro  svolto dai Servizi né di conoscere lo svolgersi delle singole  operazioni. E neppure potremo mai sapere con esattezza che cosa essi  siano riusciti ad impedire con il loro lavoro e che cosa ci sia stato  risparmiato grazie al loro impegno.  Altre istituzioni: calo vistoso ancora per i partiti e la Pubblica amministrazione. Stabili i sindacati. Le altre confessioni religiose segnalano una lieve flessione rispetto al dato 2010 (23%) passando al 22% del 2011. Ma anche la Chiesa cattolica segna un arretramento e un andamento altalenante. Era passata dal 38,8%  del 2009 al 47,3% del 2010 e si attestata quest’anno al 40,2%. Calo di  fiducia anche per le associazioni degli imprenditori che erano passate dal 21% del 2009 al 35,7% del 2010 e che oggi  raccolgono il 28,6% con una differenza di 7,1 punti percentuali.  Lieve  flessione anche per le associazioni di volontariato che godono, comunque, di un consenso altissimo. Nei loro confronti  veniva espresso un grado di fiducia pari al 71,3% nel 2009, balzato  all’82,1% nel 2010 e attestatosi oggi al 79,9%.  Soffre anche la Pubblica amministrazione che cede quasi 6 punti percentuali passando dal 25,1% del 2010 al 19,1% del 2011. La Scuola nel 2009 raccoglieva un grado di fiducia pari al 47,2% che si era  ridotto nel 2010 al 45,3% e perde 2 punti circa quest’anno passando al  43,7%. La fiducia nei sindacati,  anche se storicamente scarsa, è nel complesso stabile: 21,5% nel 2009;  22% nel 2010; 21,3% nel 2011. Un discorso a parte meriterebbero i partiti politici che declinano progressivamente e inesorabilmente nella fiducia degli  italiani. È una caduta che ha origini lontane e che sembra non debba  arrestarsi. Solo per citare gli ultimi dati: si passa dal 12,8% del 2009  al 12,1% del 2010 e si assiste infine al crollo, segnalato quest’anno,  al 7,1%. Dati che confermano, casomai ve ne fosse stato bisogno,  l’allontanamento dei cittadini da quelli che dovrebbero essere gli  strumenti essenziali della democrazia.  La voglia d’Europa. Il 75,7% dei cittadini è convinto che l’Italia debba puntare di più sull’Europa e impegnarsi ancora di più nel suo rafforzamento. I più convinti sono i  45-64enni (82,8%) e gli over65 (77,6%), mentre quelli meno convinti  sembrano i giovani tra i 18 e i 24 anni (68,5%). Dal punto di vista  dell’appartenenza geografica non si segnalano particolari diversità  anche se il Centro (77,8%) e le Isole (77,1%) esprimono maggiore  convinzione. Il consenso ad un impegno più incisivo in favore  dell’Europa è espresso nella punta massima dai laureati (82,1%), seguiti  dai diplomati (73,6%) e da coloro che sono in possesso della licenza  media (71,2%). Basso invece l’indice di coloro che si dichiarano in  possesso della licenza elementare (36,8%), che fanno anche registrare il  tasso più elevato di mancati giudizi (42,1%).  Europa: nessun ripensamento. Anche alla domanda sulla possibilità di uscire dall’Europa la risposta è stata quasi plebiscitaria: per l’83% l’Italia non dovrebbe abbandonare l’Unione e solo l’8,4% pensa sarebbe auspicabile. Sono più convinti i maschi  (85,1%) delle femmine (81,1%) e gli appartenenti alla fascia d’età tra i  45 e i 64 anni (89,7%); gli abitanti del Sud (84,1%), i laureati  (87,6%), gli appartenenti all’area di sinistra (92,2%), quelli di centro  (87,7%) e di centro-sinistra (87,5%).  Un dibattito aperto: abolire le Province? La razionalizzazione e la riorganizzazione della presenza dello Stato  sul territorio sollecitate anche dalla prospettiva federalista, ha  aperto un vivo dibattito tra le forze politiche, e non solo, sulla  possibilità di ridurre o di abolire le Amministrazioni provinciali che  sarebbero considerate fonti di spreco o di scarsa utilità per i  cittadini.  Il 46,6% degli  intervistati è favorevole all’abolizione delle Province, il 38,5% si  dice contrario, in molti (14,9%) non si esprimono al riguardo.   Sono  più favorevoli i maschi (55,6%) delle femmine (38%), gli appartenenti  alla classe di età tra i 45 e i 64 anni (61,6%), i residenti nel Centro  (51,3%) e nel Sud (50%), così come i laureati (54,1%) e coloro che si  riconoscono nell’area politica del centro (61,4%). La questione resta  aperta, ma questa prima indicazione può portare un contributo serio e  sereno alla discussione e alla decisione che, primo o poi, dovrà  comunque essere presa. Elezione diretta del Capo dello Stato. L’idea di trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale accompagna il nostro Paese da decenni. Ma che cosa pensano gli italiani  della possibilità di eleggere direttamente il Capo dello Stato  conferendogli, nello stesso tempo, maggiori poteri?  Il  49,1% è favorevole all’introduzione di una Repubblica presidenziale in  Italia, il 36,6% è di parere contrario, mentre il 14,3% non si esprime o  non sa. Sono le femmine ad essere più favorevoli (51,3%)  rispetto ai maschi (46,8%). I più interessati sono i giovani tra i 18 e i  24 anni (53,9%), gli appartenenti alla fascia di età tra i 35 e i 44  anni (50,3%), seguiti da quelli della fascia tra i 25 e i 34 anni  (49,1%). Più riluttanti sembrano gli over-65 (45,7%).  A livello  geografico i più convinti sono coloro che abitano nelle Isole (59,4%),  seguiti ad una certa distanza da coloro che abitano nel Nord-Est  (49,7%). I diplomati rappresentano la categoria più convinta (57,5%),  seguiti dai laureati (45,3%) mentre per ciò che riguarda l’appartenenza  politica sono gli appartenenti alla destra che esprimono il massimo  consenso (83%), seguiti da coloro che si dichiarano di centro-destra  (68,6%). Tiepidi appaiono invece gli elettori della sinistra (32%) e del  centro-sinistra (35,8%). Anche tra coloro che dichiarano di non  appartenere a nessuna area politica prevale il parere favorevole  (51,3%).
					 
						
		
	
											
	
											
	
											