Rapporto EMN sugli studenti internazionali in Italia

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(21/05/2013) IlSesto Rapporto EMN Italia “Gli studenti internazionali nelle università italiane: indagine empirica e approfondimenti”, a cura del Ministero dell’Interno e del Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con l‘Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, analizza approfonditamente la presenza della popolazione studentesca internazionale, una delle espressioni più significative del fenomeno della mobilità, nonché un fattore di propulsione a livello economico e di scambio interculturale.

Il caso italiano e il contesto europeo

Gli studenti internazionali sono 1,7 milioni nei Paesi dell’UE e 4,1 milioni nel mondo: 550mila in Gran Bretagna, 250mila in Germania e Francia e oltre 70mila in Italia (OECD, Education at glance, 2012). Ogni anno 200mila tra studenti e ricercatori si trasferiscono nell’UE per un breve periodo di studi, trovando (non solo in Italia) difficoltà burocratiche relative al loro soggiorno con conseguenti problematicità per la cosiddetta valorizzazione dei cervelli. Del superamento di questi ostacoli si sta attualmente occupando la Commissione Europea con la proposizione di una nuova Direttiva che accorpi, con i necessari perfezionamenti, le precedenti Direttive Studenti (2004/114/CE) e Ricercatori (2005/71/CE).

In Italia, l’incidenza degli stranieri sulla popolazione accademica totale rimane ancora piuttosto limitata rispetto ad altri Paesi europei. Nella realtà universitaria italiana troviamo annualmente 1 cittadino straniero ogni 22 immatricolati, 1 ogni 26 iscritti complessivi all’università, 1 ogni 34 laureati (oltre 8mila l’anno).

Alla metà degli anni ’60 gli studenti esteri erano appena 10.000 e in quella fase il protagonismo spettava a tedeschi, svizzeri e specialmente greci. Oggi numerosi sono i non comunitari, ma non sempre le collettività più consistenti di immigrati hanno il maggior numero di studenti, come attestano i casi del Marocco e delle Filippine; tuttavia, non mancano alcune eccezioni, come quelle dell’Albania e del Camerun, che continuano a rimanere al vertice della graduatoria. Senz’altro, però, è necessario accentuare la collaborazione interuniversitaria con i Paesi dai quali provengono gli immigrati.

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