L’Università per Stranieri di Siena lancia primo MOOC per insegnamento dell’italiano a stranieri

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(13/04/2016) Parte il 16 maggio “Introduction to Italian” il primo MOOC (Massive Open Online Course) italiano dedicato all’insegnamento della lingua e cultura italiana. Il corso, ideato e ralizzato da un team di esperti dell’Università per Stranieri di Siena, è svolto in collaborazione con FutureLearn, la più grande piattaforma europea per la diffusione dei MOOCs. La frequenza (gratuita e on line) consentirà di entrare in contatto con le strutture dell’italiano utili per cominciare a padroneggiare le principali situazioni comunicative (presentarsi, chiedere informazioni, descrivere ecc.). Il corso è aperto a tutti coloro che intendono avvicinarsi alla lingua e cultura italiana.

Vi proponiamo l’intervista al professor Villarini, docente presso l’ateneo senese e curatore del corso,  pubblicata sul sito Informalingua.com.

 

“L’Università per Stranieri di Siena ha aperto le iscrizioni al primo MOOC italiano per l’insegnamento della lingua italiana a stranieri. Il corso sarà completamente gratutito e avrà come titolo “Introduction to Italian”. Il corso, inoltre, sarà destinato a utenti di livello A1 e inzierà il prossimo 16 Maggio. Questo MOOC è stato curato dal professor Villarini, esperto di piattaforme e-learning e corsi di lingua online, insieme a un gruppo di lavoro dell’Università per Stranieri composto da docenti di italiano, ricercatori di glottodidattica e di linguistica italiana, curatori di materiali didattici e video. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come è nato e si è sviluppato il progetto e di analizzare il futuro dei MOOC nel panorama dell’insegnamento linguistico.

 

Professor Villarini, avete realizzato e siete pronti per lanciare un MOOC per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, si tratta del primo MOOC per l’insegnamento linguistico in Italia o ce ne sono altri?

In Italia è il primo e, per ora, l’unico.

Anche per quello che riguarda insegnamenti di carattere linguistico in generale, penso a corsi di linguistica, didattica delle lingue o altro?

In Italia sí, è l’unico MOOC ad oggi prodotto in ambito linguistico. Nel mondo ce ne sono diversi che sono attinenti al tema del linguaggio in generale, penso a MOOC di linguistica o ad uno sulla creazione e studio dei corpora linguistici, ma, pur essendo ormai diversi i MOOC realizzati nel nostro paese, il nostro è il primo dedicato, diciamo così, alle scienze del linguaggio. E mi fa piacere poi che il primo MOOC di questo tipo sia per la didattica dell’italiano a stranieri.

Insomma, alla fine avete ceduto anche voi al fascino dei corsi gratuiti?

Direi che abbiamo ceduto a una sfida. Al fascino di pensare soluzioni didattiche in grado di promuovere competenza linguistica in italiano per un pubblico stimato in partenza di almeno 30mila iscritti.

La piattaforma è la stessa che utilizzate per i corsi a pagamento?

No. Perché i MOOC hanno la necessità di gestire grandissimi numeri contemporaneamente. Per farlo servono sistemi hardware e software particolari. Sono poche le piattaforme a livello mondiale che possono offrire questo servizio. Noi ci siamo affidati a FutureLearn, la più utilizzata in Europa e tra le più importanti al mondo.

Possiamo definire il vostro un progetto pilota?

Il nostro è indubbiamente un progetto pilota. Lo è per vari aspetti. Primo perché è il primo di una filiera di corsi legati allo sviluppo della competenza linguistica in italiano. Poi perché, come le dicevo prima, abbiamo provato ad aprire la strada alla didattica delle lingue via web per migliaia di iscritti contemporaneamente. Operazione, non priva di problemi come si può facilmente immaginare, ma noi dell’Università per Stranieri amiamo sempre perlustrare nuovi territori quando si parla didattica delle lingue e diffusione della lingua e cultura italiana.

Qual è la differenza rispetto a uno dei vostri corsi di e-learning a pagamento?

La differenza è soprattutto nei numeri e conseguentemente nelle metodologie didattiche. I corsi on line a pagamento hanno un setting completamente differente e numeri che ancora ti permettono un buon livello di interazione con gli studenti, non dico uno a uno ma almeno uno a molti. Nei nostri abiutali corsi on line di italiano per stranieri, quindi, la presenza dei tutor e i contenuti dei forum sono ancora in qualche modo funzionali allo sviluppo della competenza. Se passiamo invece alla piattaforma MOOC la dimensione numerica lo avvicina quasi a un programma televisivo. Ci sono pure qui forum di interazione e attività didattiche, ma il loro scopo didattico e i loro obiettivi formativi sono necessariamente diversi. Non è pensabile, infatti, riuscire a dialogare con 30/40mila persone e affidare lo sviluppo della competenza all’interazione tra tutor e apprendenti. Si devono allora immaginare percorsi formativi diversi, in grado di stimolare forme di interazione tra pari e materiali che siano in grado di attrarre una massa indistinta di persone con L1, livello motivazionale, bisogni totalmente diversi tra di loro. I MOOC appartengono certamente alla categoria dei corsi in e-learning, ma costituiscono un territorio a parte.

Ci saranno gli stessi materiali dei corsi a pagamento?

I materiali saranno analoghi a quelli per i corsi di formazione a distanza a pagamento, ma varieranno per funzione didattica e per obiettivi di apprendimento. Contineranno ad esserci video, attività didattiche, spiegazioni, ma saranno materiali pensati per essere usufruiti da decine di migliaia di persone durante il corso. Si spiega così, ad esempio, l’utilizzo della lingua inglese come lingua per veicolare i contenuti. E’ nata quindi una sfida nella sfida: insegnare l’italiano utilizzando l’inglese che sappiamo tutti essere l’odierna lingua franca planetaria. Da qui una serie di quesiti per noi. Come spiegare in inglese certi meccanismi dell’italiano? Cosa tradurre e cosa lasciare in italiano? Quando tradurre e quando lasciare utilizzare l’italiano? Le riposte che abbiamo provato a dare a queste domande le troverete esemplificate nel nostro MOOC. Speriamo le troviate convicenti anche voi.

Come ha fatto a farsi approvare il progetto dall’università?

Devo dire che non ho avuto alcuna difficoltà. Anzi, è stato proprio l’Ateneo (dapprima la precedente gestione e poi quella attuale) a spingere il nostro gruppo di lavoro a portare a termine la sua realizzazione e a spronarci nei momenti di difficoltà che un’operazione così complessa necessarianente prevede. D’altro canto, la cosa non deve stupire conoscendo il modo di operare nella didattica delle lingue dell’Università per Stranieri e l’idea che si ha delle nuove tecnologie. Basti dire che siamo l’unico Ateneo ad avere un centro di ricerca esplicitamente dedicato all’elearning per le lingue e che da noi ha sede l’unico Master universitario per diventare insegnanti di italiano on line. Si può dire che la didattica con le nuove tecnologie è ormai entrata in pianta stabile nel DNA del nostro Ateneo.

Il MOOC intende essere anche un veicolo per attrarre nuovi studenti verso la vostra università?

Indubbiamente. Nessuno intende rottamare la didattica tradizionale d’aula sostituendola con i corsi e-learning e tanto meno con i MOOC. Penso piuttosto che arriveremo ad una spartizione del pubblico a tutto giovamento per la didattica d’aula. Da una parte gli studenti più giovani e motivati che continueranno ad affolare le nostre classi di italiano a stranieri. Dall’altra, persone meno giovani, fuori ormai dai circuiti formativi universitari, con meno motivazione inziale che oggi stentano a trovare alternative ai corsi d’aula. Il MOOC serve a questo: a garantire anche a questa seconda categoria di persone una possibilità formativa in lingua italiana. Alcune di queste potrebbero scoprire una passione per la nostra lingua e scegliere di approfondirla iscrivendosi ad un corso d’aula. Possiamo dire, per rendere l’idea, che un MOOC, specialmente un MOOC per le lingue, è un po’ come la vetrina di un negozio. Serve per attrarre l’attenzione ed invogliare i passanti ad entrare. Guai a contrapporre i due mondi. A pensare di annientare i corsi d’aula diffonendo corsi on line. Io lavoro per l’obiettivo esattamente opposto. Creo corsi on line per aumentare sempre di più le persone innamorate della nostra lingua e desiderose di approfondirla iscrivendosi ai corsi tradizionali.

Avete già iscritti?

Le iscrizioni sono iniziate qualche giorno fa e le posso anticipare che stanno andando ben oltre le nostre aspettative. L’ultmo dato che abbiamo, aggiornato ad un mese e 20 giorni circa dall’inizio del corso, è di 13.000 iscritti! Un dato eccezionale e che dimostra ancora una volta la vitalità e forza attrattiva della nostra lingua.

Il MOOC dovrà essere seguito ad alcuni orari e date ben precisi?

Assolutamente no. Il nostro MOOC avrà una durata di sei settimane con una data di inizio ed una di fine e con un impegno stimato di circa tre ore settimanali per seguire tutte le proposte didattiche e per fare le relative attività previste per ciascuna settimana di corso. Detto questo, non saranno previste attività che obbligano un utente iscritto a stare davanti al pc ad un determinato giorno e ora. Tutto sarà, come si dice in questi casi, in modalità asincrona.

In conclusione, si conferma la sua idea che i corsi on line gratuiti avranno la meglio su quelli a pagamento?

Ancora è presto per dirlo, ma continuo a vedere una tendenza in atto ormai abbastanza chiara: si arriverà presto al giorno in cui i corsi online gratauiti soppianteranno come numero di partecipanti i corsi a pagamento. Le fonti di reddito per chi intende organizzare corsi on line non saranno quindi più sul numero di iscritti, ma sul numero di attestati di partecipazione che verranno richiesti dagli utenti. Lo stesso nostro MOOC funziona in questo modo.L’iscrizione è gratuita, poi per chi intende ottenere un attestato di partecipazione è prevista una tassa. Se, come credo, questa previsione si avvererà, si dovrà necessariamente aprire una riflessione sul rilascio di questi attestati. Basterà aver visto i materiali? Bisognerà averli visti e scaricati? Si dovrà dimostrare di aver fatto anche le attività? Con quale percentuale di risposte esatte va rilasciato un attestato? E come dimostrare che chi ha fatto le attività è anche colui che richiede l’attestato? E cosa potrà farsene? Insomma, di sfide anche nel futuro per noi che ci occupiamo di insegnamento delle lingue in modalità e-learning non mancheranno.

Il link all’articolo sul sito Informalingua.com

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