A proposito dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole di maturità svizzere

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(14/05/2012) “Insoddisfacente la situazione dell’italiano nelle scuole di maturità della Svizzera”: è questo il triste titolo del comunicato stampa diramato dalla Commissione svizzera di maturità il 20 marzo 2012, a più di un anno di distanza da quando il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport le aveva chiesto di verificare l’osservanza dell’art. 9 dell’Ordinanza concernente il riconoscimento degli attestati di maturità liceale (ORRM), che sancisce l’obbligo per tutte le scuole di maturità di tutti i Cantoni di offrire, come disciplina fondamentale “seconda lingua nazionale”, una scelta fra almeno due lingue.

Da notare che il rispetto di questa normativa impone, di fatto, l’offerta dell’italiano come seconda lingua nei cantoni francofoni e germanofoni.

Si ricorderà che il tutto prese avvio nel gennaio 2011 con la proposta del Consiglio di Stato del Canton San Gallo di abolire l’italiano come opzione specifica – proposta poi respinta dal Gran Consiglio – sollevando non pochi dubbi sulla situazione dell’insegnamento dell’italiano in Svizzera.

Nell’autunno del 2011 ci pensò poi il Canton Obvaldo a risollevare la questione dell’insegnamento della nostra lingua nei licei svizzeri, togliendola dalle discipline fra le quali può essere scelta l’opzione specifica e dichiarando pure di non averla mai offerta come lingua seconda da quando è in vigore l’attuale Ordinanza.

Quest’ultimo evento ha contribuito ad aumentare l’attenzione verso la pubblicazione dei risultati dell’inchiesta predisposta dalla Commissione svizzera di maturità. Ora, emerge che in diciassette Cantoni l’italiano è proposto come disciplina fondamentale, in diciannove come materia facoltativa e in ventitré come opzione specifica. Nel 55% delle scuole di maturità è offerto come disciplina fondamentale, nel 51% come materia facoltativa e nel 68% come opzione specifica. Purtroppo non si dispongono dati cumulativi delle tre varianti.

La situazione è ancor più preoccupante se si considera che, a causa di un numero ristretto di allievi che scelgono questa possibilità, l’offerta dello studio dell’italiano non è sempre seguita dall’effettiva istituzione di un corso.

Queste cifre indicano che quasi la metà delle scuole di maturità svizzere non rispetta l’Ordinanza. Ed è grave!

È bene allora rammentare che l’importanza dello studio delle lingue nazionali risiede nella necessità di promuovere la conoscenza e la comprensione delle specificità regionali e culturali del paese (art. 12 ORRM), dove ogni lingua deve avere pari dignità. Reputo pertanto che ogni studente liceale debba avere la possibilità di portare qualunque lingua nazionale all’esame di maturità, o come lingua seconda o perlomeno come opzione specifica.

Al di là di leggi e regolamenti è importante che la nostra lingua riacquisti il suo vero statuto di lingua nazionale e non sia considerata una lingua straniera che deve competere con l’inglese, lo spagnolo, il russo o il cinese.

Positivo è comunque il fatto che la Commissione svizzera di maturità, alla luce dell’esito del sondaggio, ha subito istituito un gruppo di lavoro con il compito di analizzare più approfonditamente la situazione e di riflettere su come rafforzare la posizione dell’italiano e renderne più attrattivo lo studio nelle scuole che preparano alla maturità. Il gruppo dovrà da un lato proporre delle misure affinché tutte le scuole di maturità riconosciute siano conformi all’ordinanza, dall’altro suggerire delle misure atte a promuovere lo studio dell’italiano nelle scuole svizzere. Senza voler anticipare i risultati dei lavori del gruppo, sono convinto che Oltralpe bisognerà incoraggiare gli scambi linguistici e favorire ulteriormente la conoscenza di scrittori ticinesi. Sarà pure indispensabile coinvolgere le cattedre d’italianistica delle università svizzere e avvalersi dei contributi dell’Università della Svizzera italiana, che già ora sta proponendo dei corsi estivi d’italiano per studenti confederati.

L’esito dei lavori avrà – si spera – una ricaduta sulla posizione dell’italiano nel contesto svizzero. Occorre tuttavia essere consapevoli che le proposte suggerite da sole non basteranno: sarà necessario renderle operative. A tal fine ci vorranno motivazione, convinzione ed entusiasmo, elementi che dovranno contraddistinguere, prima degli altri, gli stessi svizzero-italiani. Spetta a noi darci da fare!

di Daniele Sartori, da “Scuola ticinese”, marzo-aprile 2012

(D. Sartori è Direttore dell’Ufficio dell’insegnamento medio superiore)

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