(21/05/2017) Si è celebrata il 21 maggio la Giornata Mondiale della Diversità Culturale per il Dialogo e lo Sviluppo, intesa non solo come motivo di ricchezza delle diverse culture del mondo, ma anche per il ruolo fondamentale del dialogo interculturale per la Pace e lo Sviluppo Sostenibile.
A dichiarare stabile l’evento dal 2002 è stata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a seguito dell’adozione, da parte dell’Unesco, l’anno prima, della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, al fine di riconoscere a livello internazionale il bisogno di “rafforzare il potenziale della cultura come strumento per raggiungere la prosperità, lo Sviluppo Sostenibile e una coesistenza pacifica a livello mondiale”.
L’evento annuale ha assunto una rilevanza sempre maggiore in Italia, dove proprio negli ultimi 15 anni il numero di stranieri che hanno trovato una collocazione stabile si è decisamente incrementato. La misura della crescita del fenomeno dell’inclusione nel nostro Paese di un numero crescente di individui di origine non italiana si riscontra nella scuola, dove il numero di alunni stranieri è progressivamente cresciuto, a un ritmo di circa 50mila in più ogni anno, sino a raggiungere l’attuale quota di 815mila allievi presenti nelle classi, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di II grado. Il dato, riportato alcune settimane fa dal Miur all’interno di un focus nazionale, corrisponde al 9,2% del totale della popolazione scolastica.
Circa un quarto (203.979) degli alunni stranieri si trova in Lombardia. Mentre sono Romania, Albania e Marocco le nazionalità maggiormente rappresentate. In crescita anche quelle asiatiche, in particolare la Cina e le Filippine. Alla primaria si ha il maggior numero di presenze, anche se è in crescita esponenziale il numero di ragazzi di origine non italiana che prosegue gli studi anche alle superiori (con l’81,1% delle neodiplomate e dei neodiplomati che opta per i percorsi di scuola secondaria di II grado, l’8,7% per quelli della formazione professionale regionale).
Per questi alunni diventa quindi fondamentale la conoscenza della nostra lingua, veicolo fondamentale per aprirsi alla cultura, all’integrazione e alla socializzazione. L’esigenza è stata colta in pieno dallo stesso Miur attraverso le nuove classi di concorso, introdotte con il D.P.R. n. 19 del 14 febbraio 2016 e rinnovate proprio in questi giorni, a seguito della necessità di correggere alcuni errori: la nuova classe di concorso A023: “Lingua italiana per discenti di lingua straniera” (specifica per alloglotti), è stata istituita proprio per soddisfare precise finalità di insegnamento di Italiano L2.
“Solo che qualcosa nella catena organizzativa ministeriale deve essere andata storta- spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché ancora oggi, a oltre un anno di distanza e dopo che si è svolto anche un concorso a cattedra su questa nuova disciplina, i dirigenti che stabiliscono gli organici della scuola e gli Uffici Scolastici Regionali non sembrano conoscerne l’esistenza. Lo stesso decreto Miur sugli organici del prossimo anno scolastico, pubblicato il 15 maggio, non contiene nemmeno un posto per l’insegnamento agli alloglotti, tranne che per i CPA e appena due unità per il potenziamento”.
“Cosi come rimane un mistero perché i 500 posti sulla A023, messi a bando per il concorso a cattedre del 2016 (su 63.712 complessivi), non siano mai stati assegnati ai docenti vincitori. Che continuano ad attendere increduli. Perché dopo essere stati lasciati al palo per un anno, ora rischiano pure di perdere la stabilizzazione: nel caso in cui la mancanza di cattedre dovesse perdurare pure per il 2018, le prossime graduatorie di merito potrebbero infatti spazzare via le attuali, senza che fossero mai state utilizzate se non in qualche regione”.
“Eppure, questi docenti erano stati selezionati proprio per soddisfare precise finalità d’insegnamento di Italiano L2 nella scuola secondaria di I e II grado, oltre che nei percorsi di istruzione per gli adulti, nonché per l’attivazione di laboratori di italiano L2 nella scuola dell’infanzia e primaria: 54 di loro erano attesi solo in Emilia Romagna, dove la percentuale di discenti stranieri supera il 15%. Il fatto stesso che alcune scuole ne abbiano fatto richiesta per il potenziamento, fa pensare che i collegi dei docenti siano più informati dell’amministrazione scolastica”, conclude Pacifico.
Ma la mancata sensibilità del Miur sul fronte alunni stranieri ha anche altre facce. Come quella che non ha permesso ai 175 docenti abilitati all’insegnamento del Cinese alle superiori d’inserirsi nelle graduatorie a esaurimento e quindi di partecipare al piano straordinario di assunzioni della riforma. Anche in questo, malgrado vi siano delle scuole che ne hanno fatto espressa richiesta. E pure in occasione dell’ultimo concorso a cattedra ci sono stati dei problemi perché le prove nelle lingue straniere sono risultate troppo diversificate.
Ufficio Stampa Anief