Calvino qui e altrove: convegno, mostra e seminario a Roma

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(17/12/2015) Per celebrare i trent’anni dalla scomparsa di Italo Calvino, il Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma, in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori- BooksinItaly, la Casa delle Traduzioni di Roma, la Società Dante Alighieri, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi-Biblioteca Italo Calvino, la MOD (Società italiana per lo studio della modernità letteraria), promuove l’iniziativa Calvino qui e altrove, il Convegno internazionale, (che si terrà nei giorni mercoledì 16 e giovedì 17 dicembre, in via dei Volsci 122), la Mostra bibliografica (a cura di Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, allestita durante il convegno nei giorni mercoledì 16, giovedì 17 dicembre in via dei Volsci 122) e il Seminario Tradurre Calvino, a cura della Casa delle Traduzioni di Roma (venerdì 18 dicembre, ore 10, Via degli Avignonesi 32).
L’iniziativa inaugura il “Fondo Calvino tradotto” della Sapienza, donato da Esther Singer Calvino e Giovanna Calvino al Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche, sotto la responsabilità scientifica di Laura Di Nicola. Esso accoglie, insieme alle edizioni italiane,  l’intera collezione delle opere di Calvino tradotte all’estero: un patrimonio ricco e di straordinario interesse ( oltre 1100 volumi pubblicati dal 1955 a oggi in Europa e nel mondo, esemplari con dediche dei traduttori all’autore, con annotazioni autografe) che consente di ricostruire la fortuna del grande classico italiano del Novecento all’estero. Il Convegno internazionale (che si terrà nei giorni mercoledì 16 e giovedì 17 dicembre, in via dei Volsci 122) riunisce studiosi italiani e stranieri, traduttori, editori, giornalisti, che si interrogheranno sul valore universale dell’opera di Calvino, intrecciando prospettive diverse (letterarie, linguistiche, storico-editoriali); sul suo ruolo di promotore di autori stranieri in Italia; sulla ricezione all’estero e sulle traduzioni delle sue opere; ma anche su quel cosmopolitismo interiore che porta l’autore a definirsi “cubano di Sanremo”, “newyorkese”, “eremita a Parigi”, “forestiero a Torino”.
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