A distanza di poco più di due settimane la proposta del governo di aumentare i finanziamenti per i programmi radiotelevisivi delle comunità nazionali è atterrata in parlamento, e con la seduta odierna è iniziato l’iter di approvazione. Nelle pieghe della legge proposta dall’esecutivo figurano non solo più fondi, ma anche maggiore stabilità e garanzie per la destinazione d’uso. Si sa, però che il diavolo si nasconde nei dettagli, e così alcune formulazioni legislative hanno sollevato più di qualche perplessità, che ha costretto a una breve sospensione della seduta per trovare la quadra. Il deputato al seggio specifico per la comunità nazionale italiana, Felice Ziza, spiega così: “Siamo riusciti a depennare soprattutto la frase che limitava il raggio d’azione per le attività di radio e TV Capodistria, così come per le attività dei colleghi ungheresi. Siamo inoltre riusciti a confermare il 10% dei finanziamenti destinato all’uso per i programmi radiotelevisivi delle comunità nazionali autoctone. Importante inoltre aver inserito nel testo anche il finanziamento diretto di RTV Slovenia vincolato con destinazione d’uso per le due comunità nazionali italiana e ungherese. E’ davvero un bel passo in avanti“.
Un percorso tortuoso, che ha comunque soddisfatto il direttore dei programmi italiani di radio e TV Capodistria, David Runco: “Posso dire che la seduta odierna è stata molto costruttiva, ben oltre le nostre aspettative se guardiamo il testo di partenza, dove non erano previsti i mezzi finalizzati per i nostri programmi, né da parte del bilancio statale né da parte di RTV Slovenia. Per questo ritengo che abbiamo fatto dei grossi passi in avanti, perché ora abbiamo una parte dell’articolo che garantisce chiaramente ai nostri programmi il 10% del canone dal bilancio dello Stato, a livello annuo, e abbiamo una seconda parte dove viene definito anche l’onere finanziario da parte dell’ente RTVS, direttamente dal canone ad uso dei programmi della comunità nazionale italiana. Non meno importante anche il lavoro che abbiamo fatto sulla parte integrale dell’articolo, dove la terminologia utilizzata forse non era opportuna, ovvero in qualche modo andava a intaccare i diritti acquisiti della comunità nazionale autoctona italiana in Slovenia“.
Valerio Fabbri
