(31/08/2012) Già straordinario interprete lo scorso anno di una rilettura d’attore del “De vulgari eloquentia” Gazzolo è tornato a Ravenna per presentare un nuovo spettacolo “Vita, costumi e studi di Dante, come li raccontò Giovanni Boccaccio” creato appositamente per il Festival dedicato a Dante. Virginio Gazzolo, autore e inteprete, ha applicato la sua maestria a un testo “dantesco”: non di Dante, questa volta, ma su Dante, di un grandissimo quasi “contemporaneo” come Giovanni Boccaccio, nato nel 1313, pochi anni prima della morte del poeta della Commedia (1321). Boccaccio si era occupato in più occasioni della Commedia: con le prime lecturae Dantis (Esposizioni sopra la Comedia di Dante) a Firenze a partire dal 1373, ma soprattutto con il cosiddetto Trattatello in laude di Dante. In questo vibrante omaggio a un “collega” si legge sottotraccia anche il rapporto “umano” di Boccaccio col suo predecessore e con la sua “ombra”. Virginio Gazzolo, riprendendo e ritessendo brani del Trattatello e delle Esposizioni, ha portato in scena Boccaccio, alle prese con i propri sentimenti di poeta e di artista, tra l’elaborazione del culto del nome di Dante (Boccaccio fu, tra l’altro, il primo ad attribuire la qualifica di divina alla Commedia), qualche critica (soprattutto all’impegno politico del grande esule) e forse qualche spunto di riaffiorante invidia. Ma l’amore e l’ammirazione per la Commedia sono così forti, che lo stesso Boccaccio – grazie ad uno straordinario interprete come Gazzolo – a tratti, “diviene” Dante, in un dialogo appassionato e quasi in una “possessione” poetica, nella quale emergono e prendono corpo alcune delle pagine più alte della poesia dantesca.