Il Lessico etimologico italiano non sparirà: buone notizie dalla Germania

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(13/03/2015) Buone notizie dalla Germania e in particolare dall’Università di Saarbrucken: il progetto di dismissione del Dipartimento di Italianistica e la chiusura del LEI (Lessico Etimologico Italiano), fondato da Max Pfister e considerato un’opera  monumentale sulla lingua italiana, sembra rientrato in maniera definitiva anche grazie all’interesse del Governo italiano, tramite il Ministero degli Esteri e il sottosegretario Mario Giro.

Vi proponiamo integralmente questo articolo pubblicato sul quotidiano “Il piccolo” di Trieste, firmato da Michele A. Cortellazzo, dove viene raccontata la storia del dipartimento di italianistice e soprattutto si sottolinea l’importanza del LEI da una prospettiva europeistica che vede nel multilinguismo uno struemnto fondamentale di unione e collaborazione.

La lingua italiana rischia di sparire piano piano dalle università d’Europa
di MICHELE A. CORTELAZZO

Quarant’anni fa, il 20 ottobre del 1974, un ventiduenne studente dell’università di Padova, consegnata la tesi di laurea, salì su un treno alla volta di Saarbrücken, semisconosciuta capitale del più piccolo Land della Repubblica Federale Tedesca, al confine con la Francia. Nell’università di Saarbrücken si era appena trasferito Max Pfister, professore di Linguistica romanza, che aveva avviato un’opera colossale, il Lessico Etimologico Italiano (Lei).

Quello studente, due mesi dopo laureato, iniziò la sua carriera scientifica collaborando a quest’opera grandiosa, il più grande dizionario etimologico italiano di tutti i tempi.

Quel giovane studioso ero io, e non stavo facendo fuggire il mio cervello dall’Italia, ma facevo quello che già allora facevano in molti anche in ambito umanistico: mi avviavo alla ricerca andando all’estero in un centro innovativo, in un periodo in cui l’Italia non aveva ancora istituito il dottorato di ricerca.

Allora, anche l’Università di Saarbrücken era pressoché ignota in Italia: Max Pfister, che oggi è il massimo esperto vivente di lessicografia italiana, vi si era trasferito da Marburg perché Saarbrücken gli aveva garantito le risorse per sviluppare il progetto del suo grande vocabolario etimologico italiano.

La decisione di qualche mese fa dell’Università del Saarland di non rinnovare le cattedre di Letteratura italiana e di Linguistica italiana, al momento del pensionamento dei docenti che attualmente le reggono, era risultata, quindi, particolarmente amara. Certo, in tutta Europa le università si vedono tagliare i fondi dai loro governi. È anche vero che in un Land, nel quale i 18mila italiani residenti compongono la più numerosa comunità straniera, gli insegnanti di italiano nelle scuole si contano sulle dita di una mano.

Però, la decisione non pareva brillare di coerenza e di lungimiranza: si pensava di tagliare l’italiano proprio nel momento in cui il governo del Saarland chiedeva alla sua Università di sviluppare il proprio carattere europeo (ed è noto che uno dei pilastri dell’Unione europea è il multilinguismo) e lo si faceva in un centro di eccellenza per la ricerca sulla lingua italiana.

In questo quarantennio l’Università di Saarbrücken si è consolidata come la più prestigiosa officina lessicografica dell’italiano, accanto all’Opera per il vocabolario italiano, l’istituto del Cnr che ha ereditato la tradizione lessicografica dell’Accademia della Crusca.

Al Lei hanno garantito la loro collaborazione i migliori linguisti italiani, di diverse generazioni (tra i più stimati collaboratori si annovera Franco Crevatin, dell’Università di Trieste). In questi decenni sono stati moltissimi i giovani che sono andati a formarsi nel laboratorio lessicografico di Max Pfister e del suo successore Wolfgang Schweickard: in questi giorni, nei quali mi trovo a Saarbrücken per un breve soggiorno di ricerca, oltre agli studiosi tedeschi, si trovano due laureati dell’Università di Roma La Sapienza, una dell’Università di Bari, una di Torino, un professore dell’Università Cattolica di Milano.

La mo. numentalità del Lei consiste in questo: per ogni etimo (latino, onomatopeico, germanico e via dicendo) sono raccolte tutte le voci che ne sono derivate in italiano, nel corso dell’intera sua storia, e nei dialetti italiani (compresi quelli dell’Istria e della Dalmazia). La conclusione dei lavori, iniziati nel 1968 e sviluppati, grazie al trasferimento di Pfister a Saarbrücken, a partire dal 1974, è prevista per il 2032.

Dal 1979 sono stati pubblicati 136 fascicoli (suddivisi in 15 volumi) di questo monumentale dizionario: sta giungendo a completamento la lettera C del corpo principale del vocabolario, che raccoglie le voci che derivano dal latino; parallelamente sono iniziati a uscire i fascicoli delle parole che iniziano per D e per E; da anni è in corso la pubblicazione dei fascicoli contenenti i germanismi, diretta da Elda Morlicchio, ora Rettrice dell’Università L’Orientale di Napoli. Parallelamente, Schweickard si occupa, con un suo progetto autonomo, delle parole derivate dai nomi propri. Proprio in considerazione dell’eccellenza degli studi sull’italiano sviluppati a Saarbrücken, in Italia vi è stata un’alzata di scudi.

L’Accademia della Crusca e l’Associazione per la Storia della lingua italiana (che raccoglie gli studiosi di linguistica italiana) hanno rivolto un appello al ministro degli Affari esteri chiedendo di adoperarsi perché la decisione dell’università di Saarbrücken rientrasse.

Continua a leggere sul sito de Il Piccolo:

http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2015/03/11/news/la-lingua-italiana-rischia-di-sparire-piano-piano-dalle-universita-d-europa-1.11027624

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