Senza mezzi termini, eufemismi, formule magiche e mantra politici: la lingua italiana in Istria si trova “in fase di regressione e nella condizione di lingua in pericolo di estinzione”. Ciò che si teme e che ognuno in cuor suo avverte con i sensi e con la mente, ora è provato col rigore scientifico di una ricerca socio-pedagogica intitolata “Vitalità della lingua italiana nella Regione Istriana di Croazia”.
Lo studio è stato snocciolato sabato sera alla Comunità degli Italiani di Pola nel corso di una presentazione al pubblico intitolata, per esteso, “Delineazione delle linee guida e di intervento per il mantenimento e il miglioramento dell’utilizzo della lingua italiana nelle località a statuto bilingue della Regione istriana”, per dire che, insomma, si può ancora cercare di fare qualcosa. Sono autori della ricerca il docente universitario Andrea Debeljuh, la madre Loredana Bogliun e il collega Aleksandro Burra, che per una questione di disponibilità di mezzi e altre contingenze più o meno sfavorevoli (non ultima la pandemia da coronavirus) hanno lavorato a singhiozzo per oltre sei anni, dal 2018 in qua, tra alterne fortune. Ma ora la ricerca è conclusa e lo prova una valida monografia pubblicata col sostegno dell’Unione Italiana e dal Consiglio per la minoranza italiana autoctona della Regione istriana, che inizialmente aveva sollecitato la ricerca stessa.
