Rapporto italiani nel mondo 2014

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(08/10/2014) Oltre 4 milioni e mezzo gli italiani residenti all’estero a inizio 2014. Aumentano di 15 mila unità gli espatri dell’ultimo anno per un totale di 94.000 unità, cifra superiore ai flussi dei lavoratori immigrati in Italia.

La presentazione del IX Rapporto della Fondazione Migrantes sugli italiani all’estero si è aperta con l’intervento del presidente mons. Francesco Montenegro seguito da quello del Sottosegratario agli esteri che ha richiamato la “storia di successo dell’emigrazione italiana, modello di integrazione e, nello stesso tempo, di salvaguardia della propria identità”.

I dati del Rapporto sottolineano i mutamenti del fenomeno migratorio che ha origine nel nostro paese e rivela ancora una volta le debolezze della struttura economica del nostro Paese, che non riesce a valorizzare a pieno i talenti formati in patria, ad aprire loro prospettive più solide.

I dati, presentati dalla dottoressa Delfina Licata, hanno messo in evidenza anche alcuni aspetti “sorprendenti”. Partendo dal numero di iscritti all’Aire, essi sono al 1° gennaio 2014 4.482.115, 141 mila in più rispetto al 2013 (+3,1%), 2.3mila iscritti per espatrio e 1.7mila per nascita. Risiedono principalmente in Argentina (oltre 700 mila), Germania (oltre 600 mila), Svizzera (oltre 500 mila), Francia (oltre 300 mila), Brasile (332 mila), Belgio (257 mila), Usa (230 mila), Regno Unito (223 mila). La regione di origine prevalente è la Sicilia (15%), seguita da Campania (10%), Lazio, Calabria e Lombardia (circa 8%). Ma se guardiamo ai nuovi flussi, si registrano destinazioni europee in particolare (Regno Unito in testa – +71% dal 2012 al 2013 – seguito da Germania, Svizzera, Francia, Argentina, Brasile, Usa, Spagna e Belgio) e una prevalente provenienza dalla regioni del Nord (Lombardia, +22 mila, Veneto, +15 mila, Piemonte, +12 mila) e poi Sicilia (+11 mila). I 94 mila espatri si sono diretti in circa 186 Paesi diversi e sono in leggera prevalenza maschi (56%) e non sposati (60%); la classe di età più rappresentata è quella dai 18 ai 34 anni (36%). Oltre a flussi e presenze – segnala Licata – il Rapporto contiene approfondimenti legati alla prospettiva storica, a caratteristiche dell’emigrazione contemporanea e ad eventi (in particolare l’Expo 2015, con una serie di riflessioni su come l’emigrazione ha contribuito all’esportazione del modello alimentare mediterraneo, e sulla storia della Giornata delle Migrazioni, iniziativa della Chiesa cattolica che compie 100 anni). Presenti anche focus su tematiche particolari come un’analisi della condizione degli emigrati italiani di prima generazione in Sud Australia e segnalata tra le novità dell’edizione di quest’anno, anche la versione e-book del Rapporto.

L’evento di presentazione è proseguito con l’intervento del prof. Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università Sapienza di Roma, per rilevare il cambiamento di un fenomeno sociale come quello dell’emigrazione italiana, fenomeno che la narrazione condotta dai media in particolare non restituisce nei suoi caratteri reali, viziata dal pessimismo e dal prevalere degli aspetti di cronaca nera. Su alcuni dati demografici si sofferma invece Saverio Gazzelloni, direttore Istat per le statistiche socio-demografiche ed ambientali, in particolare sul numero di espatri e di flussi di immigrati in Italia che tende in questi ultimi anni, con l’aumento dei primi e la diminuzione dei secondi, ad incrociarsi. Rileva inoltre le negatività del tasso di crescita della popolazione italiana, al netto degli immigrati, e la crescita della percentuale di laureati sul totale degli espatri registrati negli ultimi anni, “scelta riconducibile – afferma – alla dimensione qualitativa del lavoro”. La scelta di mettersi alla prova in nuovi contesti non sarebbe comunque da scoraggiare, ma sarebbe necessario fare qualcosa per permettere poi a chi vuole rientrare di poterlo fare evitando penalizzazioni.

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